Corrispondenza
Giuseppe Verdi a Arrigo Boito, 06/08/1892
Data
- Data
- Sant'Agata, 6 agosto 1892
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- Milano
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Un bifolio, due facciate scritte, con busta affrancata (20 cent.). Segnature a matita su ogni facciata e sulla busta. Timbri dell'Istituto nazionale di studi verdiani.
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-PAi
- Collocazione
- DA III/17
Indirizzo (busta)
- Arrigo Boito / Principe Amedeo / I. / Milano
Timbri postali
- BUSSETO / 8 / AGO 92
MILANO / 8 / 8-92 / 5S
49
Trascrizione
St Agata 6. Agosto
1892
Car Boito
Non credo d'esser mai stato dei piú indiscreti parlandovi troppo spesso del Nerone. –
Ma dopo l'articolo del Secolo XIX di Genova che vi mando, credo dover mio per l'amicizia e la stima che ho per Voi, di dirvi che ora non dovete piú esitare. Bisogna lavorare giorno e notte, se fà d'uopo, e far sí che Nerone sia pronto per l'anno venturo – anzi find'adesso bisognerebbe far pubblicare = "Quest'anno alla Scala Falstaff, l'anno venturo Nerone... Questo parrà a Voi una risposta alle impertinenze citate dal Giornale di Genova. È vero! ma non c'è rimedio, e secondo me, non vi è altro da fare. –
Se non ho detto bene: se ho detto troppo... sia per non detto!...I vecchiSapete che i vecchi sono bavards e brontoloni.–
Ad Ad
Af
G. Verdi
[Allegato a stampa]
Ciò che possono fare gli studenti
Che ne facciano di salate è ormai provatissimo; che il loro brio, la loro giovanile spensieratezza, l'irrequietezza propria del sangue buono che circola e fiotta in vene sanissime, dovessero mettere, a soqquadro a suon di canti e di allegro chiasso mezza Genova, questa e cosa saputa. Ma hanno fatto di piú: han creato una costellazione artistica quale da molto tempo non s'era avuta: han fatto di meglio: han messo a contatto le belle speranze dell'arte; han fatto di peggio: han ficcato al medesimo tavolo l'alfa e l'omega, il giorno e la notte, l'orto e l'occaso, il guelfo e il ghibellino.
Il fatto e degno di nota. Non tutti i giorni il signor Caso prepara delle buone sorprese; e quando capitano è pregio dell'opera il narrarle.
Iersera dunque, una radunata modestissima e strettissima di buoni amici aveva chiamato attorno ad uno dei tavoli del nuovo ed elegante ristoratore Labò, delle ondate di buonumore per rendere meno uggiosa [sic] a Pietro Mascagni le ore del nulla fare, che sono le più terribili per l'artista.
E Pietro Mascagni, colla parola fluente, calda, accentuata, ritmata da buono e legittimo livornese, intratteneva gli amici sulle venture dell'arte sua, speranza prima, e sulle vicende della sua vita memoria ultima; e discorreva di tutto, colorando le frasi con quelle occhiate intelligenti che possiede in sommo grado, quando, ne atteso né sospettato, solo, con un fascicolo di musica sotto il braccio, torvo come l'uomo ch'è schiavo d'una fatica a scadenza fissa, ma nonpertanto per natura giovialissimo, capitò nel ristorante Alberto Franchetti. Non diciamo barone perché c'è qualcosa di meglio in lui che l'eredità del titolo.
Pietro Mascagni non tenne fermo e partí come una freccia (il paragone è proprio di zecca) per sequestrare il collega, l'amico.
La radunata echeggiò dí evviva, di complimenti sinceri, di mi rallegro e per tal modo le facondie artistiche si duplicarono.
Oh se avessero assistito dalla toppa certe arpíe del mercantilismo in arte, ne avrebbero agguantate di belle al loro illustre indirizzo! Fu un fuoco di fila di frizzi, di volate rettoriche rumorose, di freddure assassine; una vera scappata di razzi umoristici.
Così, mentre Alberto Francherai con quel suo fare alla buona parlava del suo Colombo e lasciava intravvedere i nuovi ideali a cui tende il suo ingegno e i nuovi soggetti a cui vorrebbe dedicarsi Mascagni raccontava che i Rantzau sono finiti; che ha pure ultimato il Zanetto, opera in un atto che preparo per abbinare alla Cavalleria (soggetto tolto al Passant di Coppée); che ha in animo di musicare un soggetto romano autentico Vestiglia e che legge e studia Hammerling perché pensa di musicare il Nerone.
E siccome a questa uscita inattesa, i convitati si credettero in dovere di sbarrare tanto d'occhi, egli riprese:
– Sí, il Nerone pel quale l'egregio M.° Boito m'accorda ancora tanto tempo!
In quell'istante il piccolo cenacolo artistico mandava scintille, tanto necessarie per aiutare la luce elettrica, così miserabilmente rappresentata iersera.
Fu in quel momento che piombo fra i convitati l'anima lunga di Cesare Gamba, anima destinata al purgatorio per la circostanza
Pur tuttavia non ci parve affatto contrito, e le sue melomanie e modulomanie vagneriane si ripiegarono pel momento attorno alla sua fronte, contenta di vedere Colombo che in un amplesso stringeva al seno i Rantzau; l'opera d'autunno che preparerà terreno favorevole all'opera di carnovale.
Pel momento ci parve ammansato il feroce, ma non è detto che non possa ridivenir terribile e chieder poscia sangue, sangue, come Otello. Sangue di crome, s'intende.
Ma a quella fraterna ed allegra brigata mancava il sorriso bello e gentile d'una signora. C'era troppa prosa per quanto sazia ad esuberanza d'ambrosia artistica. Un'ondata di poesia vera e geniale doveva aleggiare su que' capi scarichi. Ed ecco il benigno Apollo, sempre cortese co' sacerdoti suoi, dare mandato al dio Caso (come a' bei tempi degli eroi d'Omero) d'inviare la gentilissima signora, la squisitissima artista, che ha nome Teresina Tua contessa della Valletta, coll'egregio consorte musicista ed amico nostro vecchio e provato, Ippolito Franchi Verney della Valletto.
Fu un subbisso di applausi. L'Olimpo era al completo. Nessuno avrebbe immaginato nonché supposto un cosí grazioso ed ingegnoso connubio, il quale non avrebbe certamente avuto luogo se gli studenti non avessero ideato un concerto col concorso di sí bravi artisti.
E cosí, concludiamo questo cenno fuggevole, seguendo i canoni artistici, usando cioè per artifizio lodevole la prima idea per conclusione e perorazione: un'idea che non può fallire perché racchiude brio e gioventú, la divisa degli studenti.
Note
- In allegato, un ritaglio del "Secolo XIX".
Posseduto Insv
Originale
Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 211, p. 287.
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Giuseppe Verdi a Arrigo Boito, 06/08/1892
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