Corrispondenza

Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 23/01/1886

Data

Data
[Milano, 23 gennaio 1886]

Luogo di destinazione

Luogo di destinazione
Milano

Tipologia

Lettera

Descrizione fisica

Un bifolio, tre facciate scritte, con busta affrancata (25 cent.).

Ubicazione presso il soggetto conservatore

Ubicazione
I-PAas

Indirizzo (busta)

Giuseppe Verdi / Palazzo Doria / Genova

Timbri postali

MILANO FERROVIA / 23 / 1-86 / 8S
GENOVA / 24 / G[EN / 86]

Trascrizione

Caro Maestro. Lei mi chiede di parlarle soltanto della voce, della voce della Teodorini, ubbidisco, ma la questione posta in questo limite riesce piut tosto funesta. La voce non fu mai la dote principale di quell’artista e da qual che tempo si va dicendo che i suoi mezzi vocali sono deteriorati e si afferma che l’impresario Ferrari1 non ne fu contento quando la portò in America. Se ciò che si dice è vero, se quella cantante va perdendo la sicurezza e il timbro di quelle poche note efficaci che possedeva verso i bassi e verso gli acuti l’istru mento sarà diventato quasi inservibile. Le medie erano deboli anche quando la udii a Madrid e le estreme acute senza squillo, senza potenza fonica. Lei michiede sin dove monta, nel quart’atto del Mefistofele c’è un do che non dura molto anzi che dura pochissimo e quel do non squillava, prima di quel do c’è un si b e non squillava bene. Scrivendo ciò m’interrogo per essere ben sicuro che la memoria non mi faccia diffetto, ma allontano da me questo scrupolo quando penso che una bella voce, una vera voce, delle belle e potenti note acute udite una volta non si dimenticano più. Se dovessi parlare delle altre doti della Teodorini le lodi prenderebbero il posto delle critiche perché qualità teatrali, drammatiche ne possiede e di quelle vere ed io le devo molte belle serate dell’opera mia.
Ma qui dovrei per svilluppare questo nuovo argomento ricominciare un’altra lunga chiaccherata, dunque resto fedele alla consegna e finisco.
Fra un mese, caro Maestro, ci rivedremo e allora potremo parlare in lungo e in largo.
Io non sapevo (non vedo mai nessuno) niente dell’indirizzo del Club dell’Unione e della fashion Milanese a Lei. Cioè il giorno che viddi Galliard avevo sentito dire che i palchettisti della Scala e i Signori del Club allarmati dalla notizia della visita del Direttore dell’Opera a Genova avevano in animo di rivolgere a Lei quell’indirizzo, ma ignoravo che fosse un fatto compiuto. Capisco che questo fatto non deve influire sulle decisioni ch’ella può prendere ma non si può negare che sia un atto di bella cortesìa e di nobile ossequio che li onora.    Saluti affettuosi a Lei ed alla Signora Giuseppina
                                                                                                          suo
                                                                                                    Arrigo Boito

Note

Fotocopia (n. 116/33)

Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 81, pp. 131-132

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Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 23/01/1886

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