Corrispondenza

Giuseppe Verdi a Arrigo Boito, 21/01/1886

Data

Data
Genova, 21 gennaio 1886

Luogo di destinazione

Luogo di destinazione
Milano

Tipologia

Lettera

Descrizione fisica

Un bifolio, quattro facciate scritte, con busta affrancata (25 cent.). Segnature a matita su ogni facciata e sulla busta. Timbri dell'Istituto nazionale di studi verdiani.

Ubicazione presso il soggetto conservatore

Ubicazione
I-PAi
Collocazione
DA II/1

Indirizzo (busta)

Arrigo Boito / Principe Amadeo / 1 / Milano

Timbri postali

MILANO FERROVIA / 21 / 1-86 / 6S
MILANO / 22 / 1-86 / 5M
179
66

Trascrizione


                                                                                                 Gen. 21 del 86
Car Boito

     Vi ringrazio delle notizie... che avrei desiderato migliori –
     Potete ora dirmi della Teodorini? Ve la ricordate bene? Ditemi solo della voce; come sono le corde medie. e fin dove arriva negli acuti –
     Il risultato del lungo dialogo con Corti e Giulio, è questo = Che io non ho finita l’opera” e non so se la finirò. Se sì; la darò; sempre che vi sieno elementi adatti. Nissuno, nissunissimo impegno formale. In via di conversazione indicai Maurel Tamagno Teodorini. Ma dopo, pensando ed osservando lo spartito, vidi che Tamagno sarebbe eccellente in molti punti, ma non riescirebbe nel Duo Finale del 1.° Atto; e molto meno nella Fine dell’opera, e così finirebbero freddamente Due Atti (ne scrissi a Giulio) Voi non conoscete il Duetto primo, ma conoscete il finale dell’opera. Non credo, che Egli potrebbe dire con effetto quella corta melodia “E tu come sei palli da e meno ancora “Un bacio un bacio ancora... tanto più che quefra questo secondo bacio ed il terzo vi sono 4 battute d’orchestra sola, che bisogna riempire con un’azione delicata, commovente che io immaginava scrivendo le note. Azione facilissima per un vero attore, ma difficile per... un’altro
     Come sapete, fù da me Gaillard, e sono sorpreso, come non m’abbia detto, che aveva prima parlato con Voi. – Gli dissi, che l’opera non era finita; che l’opera era in italiano; scritta in buon italiano, e che la prima volta dove vasi eseguire in Italiano.
     Si parla, e mi si scrive sempre di Jago!!! Ho un bel rispondere = Otello, pas Jago, n’est pas fini!! continuano a dirmi e scrivermi Jago Jago – Egli è (è vero) il Demonio, che muove tutto; ma Otello è quello che agisce = Ama, è geloso, è furente uccide, e si uccide. Per parte mia poi mi parrebbe ipocrisia il non chiamarlo Otello. Preferisco che si dica “Ha voluto lottare col gigante ed è rimasto schiacciato” piuttosto che “si è voluto nascondere sotto il titolo di Jago. – Se Voi siete della mia opinione, cominciamo dumque a battezzarlo Otello, e ditelo subito a Giulio
     E l’indirizzo? È una gentilezza... ma che m’impegna... ed è anche un “gentile se volete” ma pure una pressione. – Ma no: non m’impegna affatto, perché non darò l’opera, se non sarò convinto... e d’altronde so bene, che tutti quelli che hanno segnato, salvo poche eccezioni, saranno i primi a scagliarmi la prima pietra, per quello spirito di demolizione, che caratterizza la nostra epoca, e per controbilanciare la gentilezza usatami! Non è vero?. Amen
                                                                                                               Ad.
                                                                                                          G. Verdi

Note



Posseduto Insv
Originale

Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 80, p. 129-130

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Giuseppe Verdi a Arrigo Boito, 21/01/1886

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