Ancora una volta, mio caro
Piroli, siete colpito da una
nuova disgrazia, e me ne
duole per Voi, e per quella
poveretta che resta vedova
così giovine, e con un bambino!
Noi ce la passiamo quì
in abbastanza buona salute,
ed alla fine del mese andremo
come al solito a Montecatini.
E voi? Vi vedremo costì anche
in quest'anno? Non oso
dir altro... Ma quanto piacere
ne avressimo Peppina ed io.
È vero, la povera nostra
nipotina è stata ben malata! Quasi tre mesi. Ora sta meglio, anzi si può dire che sta bene; ma pare che quel maledetto male (il tifo) lasci una convalescenza lunga.
L'agitazione agraria si fa sentire anche da noi, senza però fin d'ora nissuna gravità. Ma o presto o tardi questa caldaia, che bolle da tanto tempo, scoppierà, e travolgerà tutto. Per parte mia in passato ho fatto tutto quello che potevo per dar del lavoro a contadini ed operai, ma ora che ho affittato quasi tutto, e non posso occuparmi per intraprendere altri lavori, sono di poco utile, e la Provincia ha avuto torto di citarmi ad esempio.
Addio, mio carissimo Piroli, conservatevi sempre in salute come ora, e credete alla mia sincera amicizia. Vi saluta di gran cuore Peppina ed il vostro G. V.