mi rattristo al racconto della vostra sventura, e conoscendo il vostro cuore, m'immagino la forza del vostro dolore. So che il colpo sarà crudele per Voi, ma so altresì che non vi lascerete abbattere da questa sventura; una delle tante; una delle tante da cui si è colpiti in questa triste vita!
Col tempo ritornerà la calma, e se questa S.t Agata non fosse tanto isolata, vi direi di venire un po' con noi, non foss'altro per togliervi dai luoghi che devono richiamare ad ogni momento la vostra perdita. Perché non vi verreste per qualche giorno, per qualche settimana, per un mese, per fin quando vorrete? Se vi decidete ad allontanarvi da Roma, siete certo che quì troverete due amici che vi amano profondamente. Scrivetemi.
Vi stringo le mani e vi dico coraggio, e Addio.
Note
P.S. alla lettera di Giuseppe Verdi della medesima data