Corrispondenza

Giuseppe Piroli a Giuseppe Verdi, 12/03/1877

Data topica

Data topica
Roma

Data

Data
Roma, 12 marzo 1877.

Tipologia

lettera

Trascrizione

[Bramerebbe levarsi] di mezzo ad una condizione di cose non so se più abbietta o pazza ma sempre deplorevolissima. Passerà? ma non per ora ed il peggio è che il primo mutamento che appare di lontano non può avvenire che in una direzione sempre peggiore. Il malcontento del paese ha reso assai agevole all'attuale Ministero l'ottenere una maggioranza, ma il Nicotera ha diretto le elezioni in modo che tra candidati dello stesso partito oggi ministeriale la scelta cadesse sopra persone strette da vincoli personali e di interessi d'ogni maniera ad esso, onde è venuto che la Camera più che ministeriale è Nicoteriana. Se così non fosse a quest'ora si sarebbe già compiuta una modificazione ministeriale più rassicurante per gli interessi vitali del paese, mentre oggi chi domina è Nicotera ed è dir tutto. Se a questo si aggiunga che la nuova scuola, o come già la chiamano la nuova consorteria progressista si compone in gran parte di gente ignorante che presume progredire senza conoscere il punto di partenza, e d'altra parte la necessità in cui è il Ministero di mantenere una parte delle promesse che non potrà effettuare se non in una misura molto limitata, voi vedete che la prospettiva si fa sempre più scura ed incerta. I moderati sono nella Camera pochi in numero ed impotenti a far fronte alla corrente, anzi e pel minor male sono costretti a tacere. perché il solo vincolo che tiene per ora ed apparentemente uniti i progressisti è l'odio verso il partito vinto il 18 marzo, e questo ha l'interesse che i nuovi elementi si svolgano liberamente e si designino nettamente i programmi delle varie frazioni della novella maggioranza. Vedremo! Dunque non verrete a Roma! Certo che non vi trovereste bene, perché anche nel Senato si è introdotto un elemento vincolato per interesse all'attuale amministrazione ed il còmpito di quell'alto Consesso si è fatto assai malagevole. E nondimeno è ancora la sola àncora di salute, non perché debba spiegare una apposizione partigiana e ad ogni costo, ma per temperare e regolare il nuovo indirizzo giusta le legittime esigenze della cosa pubblica: ma veggo che avete impegni che vi chiamano altrove. E specialmente relativamente alla vostra gita a Cologne vi dirò che circa un mese fa il Sella mi aveva fatto pregare di scrivervi per sapere se andavate e ad interpormi per rappresentarvi tutti i motivi che anche politicamente facevano desiderare il vostro intervento a quella solennità musicale. Io risposi recisamente con un dilemma: o il Verdi (dissi) ha deliberato di andare ed è inutile ogni ufficio, o ha motivi per non accettare l'invito e non sarei io certo che vorrei assumere la parte dell'importuno e di consigliarlo a far cosa che gli ripugnasse; e così me ne sciolsi. Ora vedo con grande piacere che avete accettato l'invito e dirigerete in persona l'esecuzione di quella potente creazione che è la vostra Messa e se in mezzo al trionfo che vi aspetta vi ricorderete di me gradirò una vostra parola che mi dica se sarete rimasto soddisfatto. Ringraziate la Sra Peppina e ricambiatele l'espressione dei sentimenti della mia amicizia e del mio rispetto. Odo con compiacimento i progressi della S.a Maria e come corrisponda degnamente e pel carattere e per volontà alle cure ed all'affetto vostro e della Sra Peppina, e vi prego a salutarla a mio nome. Quanto al vostro dolce far niente, dopo il tanto che avete fatto, quando pur fosse ve lo invidierei: ma non lo prendo alla lettera, e sebbene non attribuisca alcun peso alle voci che vi occupiate di un nuovo spartito (chi lo vuole Nerone, chi un Giulio Cesare, chi altra cosa) spero che non vorrete aver chiusa la vostra carriera e che il vostro genio si manifesterà con altre produzioni. Conservatemi la vostra benevolenza ed abbiatemi sempre vostro aff.