Nulla poteva essermi più caro
di questa vostra lettera, quantunque risvegli in me profondissimi rimorsi per non avervi ancora scritto. Ma che volete: io non ho molto ora da fare, pure non trovo mai tempo a nulla, e le 24 ore del giorno passano come il lampo senza sapere come le occupi.
Lasciando a parte gli attestati d'onore, come voi dite, la Messa va proprio bene in tutto e per tutto. Il quartetto dei cantanti ha guadagnato di molto perché in quest'anno abbiamo un Tenore che ha una voce deliziosa e giusta. Oh se fosse un artista! Domani sera Venerdì avremo l'ultima audition e Sabato partiremo per Londra.
La prima a Londra sarà pel quindici e dopo non so se quattro o sei recite andremo a Vienna, ove oltre la Messa, la Direzione di quel Teatro vorrebbe da questi cantanti sentire una o due recite d'Aida, per rendersi conto anche del modo con cui deve eseguirsi quest'opera. La cosa non è tanto facile perché ci vuole qualche tempo per fare qualche prova, ed il tempo ci manca. Vedremo cosa si potrà fare.
L'affare di Trieste è un canard. È vero che vi si vorrebbe dare l'Aida e la Messa, ma io non vi andrò.
È molto probabile che io possa essere in Italia dal 20 al 25 giugno, e se il Senato non si chiude che alla fine di questo mese io verrei per un momento a Roma a prestare giuramento.
La Peppina mi dice un mondo d'insolenze perché non v'ho scritto prima. Io non rispondo nulla perché sento che ha mille ragioni. Essa vi saluta tanto ed io vi stringo le mani con tutto l'affetto possibile.
Scrivetemi a Londra
Sackeville Hôtel London.