Corrispondenza

Giuseppe Piroli a Giuseppe Verdi, 09/11/1869

Data

Data
9 novembre [1869]

Tipologia

lettera

Ubicazione presso il soggetto conservatore

Ubicazione
I-BSAv

Trascrizione

Ricevo la vostra carissima. Mi sorprende che non [...] [da ed. moderna:] [...] Avrete letto nell'Italia le notizie della malattia del Re, ma i giornali hanno detto meno del vero. Il fatto è che venerdì notte [5] i medici lo credevano morto. Oggi ho saputo da fonte autentica e in mezza confidenza un singolare incidente. Sentendosi aggravato il Re volle fosse chiamato un sacerdote e si confessò: ma all'atto dell'assoluzione il prete istava perché il Re riconoscesse che certe leggi ed atti del Governo suo, contro le leggi della Chiesa, non erano da buon cattolico e dovevano essere disconfessate. Il Re vi si ricusava fermamente, opponendo che aveva la coscienza tranquilla e che non avrebbe mai fatta alcuna dichiarazione che potesse essere causa di difficoltà e disordini per chi gli succedeva nel trono. Ma insistendo pur sempre il sacerdote perché sotto qualunque forma il Re consentisse ad una ritrattazione più o meno esplicita, il buon Vittorio gli replicò: "che vuole! Io sono Re costituzionale; nell'altra stanza stanno riuniti i Ministri, se la intenda prima con loro". Naturalmente il sacerdote non accettò, e quetato non pose più alcuna difficoltà a compiere il proprio ufficio.

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Giuseppe Piroli a Giuseppe Verdi, 09/11/1869

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