Corrispondenza
Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 25/03/1890
Data
- Data
- Milano, 25 marzo [1890]
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- Genova
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Due bifolii, cinque facciate scritte, con busta affrancata (20 cent.).
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-PAas
Indirizzo (busta)
- Giuseppe Verdi / Palazzo Doria / Genova
Timbri postali
- MILANO / 25 / 3-90
GENOVA [FERROVIA] / 28 / 3-90
Trascrizione
25. 3.
Milano.
Caro Maestro
Il nostro povero amico è partito jer sera per Gratz. Ho durato molta fatica a fargli ritardare la partenza d'un pajo di giorni. Sarebbe stato impossibile l'impedirgliela, non per l'ostacolo che avrebbe contrapposto il cognato, bensì per l'orgasmo disperato che avrei suscitato nel malato stesso e che avrebbe aggravato il male. Il F. ha una fiducia illimitata nella cura di Gratz e vi accorre coll'impazienza di chi è sicuro di trovare la guarigione.
L'ho sforzato a ritardare la partenza perché volevo che Todeschini lo visitasse e così fu. Ho provocato un convegno di medici per me ed ebbe luogo jeri. Prima di lasciarlo partire ho voluto conoscere esattissimamente le condizioni fisiche dell'amico. Il nostro Todeschini ha dimostrato in questa occasione una volta di più come la nobiltà del suo cuore uguagli quella del suo ingegno. Il convegno ebbe luogo jeri in casa sua, me presente, dopo ch'egli aveva il giorno prima visitato con instancabile amorevolezza l'ammalato. Erano presenti il Todeschini, il Levis, medico curante, e il De-Vincenti specialista per le malattie del cervello.
Il risultato è questo: Si hanno gravi ragioni da sospettare una paralisi cerebrale –
È opportuno che il pubblico non sappia il nome della malattia minacciata. Se fra quattro o cinque mesi l'amico nostro potrà notare un costante miglioramento dalla cura di Gratz è un uomo salvo; se no è peggio che morto. Finché non sarà trascorso questo tempo troverò modo di temporeggiare con Parma; i medici stessi me lo hanno consigliato.
Un filo di speranza esiste, ma tenue assai.
I medici mi hanno congedato con questa parola: Speriamo; ma l'accento non era quello della vera speranza. - Il Todeschini e il Levis confidano un poco di più del De-Vincenti il quale confida assai poco. Sta il fatto che non c'è in tutto il mondo una cura più indicata di quella di Gratz.
Il De-Vincenti che conosce quello Stabilimento per averlo visto e studiato parlò con vero entusiasmo del Dr. Kraft-Ebing che lo dirige e non esita a proclamare questo scienziato emulo di Charcot.
Lo stesso Dr. De-Vincenti mi ha promesso che scriverà al Kraft-Ebing ch'egli conosce personalmente per avere notizie frequenti dell'amico.
Mezzi di vigilanza fra Milano e Trieste, fra Milano e Gratz non ne mancano. Il fratello della Pantaleoni ha un amico che si reca tutti i mesi a Gratz e questo si occuperà di ciò che ne preme. Io stesso quando sarà necessario potrò fare una gita laggiù.
Tristi giornate, caro Maestro. – Le prime impressioni che ho ricevute dal malato erano buone perché in quei giorni lo avevo sempre visto nelle ore del pomeriggio. Ma poi quando lo vidi nell'ore del mattino e della sera rimasi sgomentato. Non avrei mai immaginato un mutamento simile.
Jeri fu l'ultima sera. Trovai in casa sua due amici soli: l'Orsi e l'Alceo Pantaleoni il quale veniva sempre due volte al giorno. Negli altri giorni trovai la Contessa Dandolo e un'amica intima della Pantaleoni,della qualemi spiace di non ricordarne il nome. Io non lo accompagnai alla Stazione per evitargli un'emozione più acuta, lo salutai un'ora prima della sua partenza, alle dieci della sera, jeri.
Era così buono e così schiettamente onesto.
Avevamo studiato insieme
.aro Maestro
Una stretta di mano
suo
A. Boito
Note
- –
Posseduto Insv
Fotocopia (n. 117/03)
Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 158, pp. 226-227
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