Corrispondenza
Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 13/03/1889
Data topica
- Data topica
- [Milano]
Data
- Data
- Mercoledì. [Milano, 13 mar. 1889]
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- Milano
Tipologia
- lettera
Descrizione fisica
- Un bifolio, sei facciate scritte, con busta affrancata (20 cent.).
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-BSAv
Indirizzo (busta)
- Giuseppe Verdi / Palazzo Doria / Genova
Timbri postali
- MILANO FERROVIA / 13 / 3-89
GENOVA / 14 / 3-89 / 7M
Trascrizione
Mercoledì.
Caro Maestro.
Non ci ritornerò più. Quell'opera dove ogni nota ha una portata intellettuale non può essere eseguita da gente cretina. C'è da escirne col male di fegato. Quel tenore è un cane idrofodo. Non ho mai visto un mascalzone più bestiale sulla scena. E quell'asino ha una buona voce, ma che asino! – La donna è una nullità ben pasciuta e tonda, uno zero.
Ma quando appariva Maurel ritrovavo la grande impressione artistica, piena e profonda di due anni or sono. – M'è parso anche più sobrio d'allora e più perfetto ed egualmente potente.
La sua voce m'è parsa anche più robusta. Quell'uomo canterà ancora per una quindicina d'anni.
Il teatro era affollato per modo che ho dovuto chiedere ospitalità nei palchi. Il pubblico ingoja in pace il tenore e la donna e la sua attenzione non è distratta per questo.
Tanto meglio. – Noi siamo più esigenti e vogliamo l'impressione squisita dell'arte, è il nostro torto e il nostro castigo. Pazienza.
Ho una gran voglia di vedere la quinta Ave Maria. La prima volta che ci vedremo la pregherò d'accontentarmi. Ripensando al disegno che Lei mi ha tracciato nella sua lettera, dubitavo che quella scala sgangherata, riportata al Soprano e alle altre voci non potesse cantare umanamente Ma poi, ripensandoci meglio e osservando le due paginette che mi sono rimaste, ho capito che l'armonia che la circonda e che la tempera e che la governa trasforma quello sgorbio in una linea che veramente canta e facilmente s'imperna nella modulazione dell'insieme. E così tutti i giorni s'impara qualche cosa.
Non so più niente dei miei inglesi, sono ritornati da me, ad un nuovo assalto. Sono pieni di buone e serie intenzioni e non sono speculatori volgari. Ma la loro insistenza non conosce confine. Dopo aver detto venti volte: No, ho dovuto, per liberarmene, dire che se il tempo non mi mancherà andrò a Londra!
Ma ho aggiunto che molto probabilmente il tempo mi mancherebbe. – E con questa larva di promessa che equivale ad un No mi sono liberato.
Ancora quattro righe e finisco.
La fine del 2° Atto dell'Otello è molto più chiara ed efficace ora di quello che lo fosse prima, così pare a me, benché non abbia dimenticato la violenta impressione artistica che m'ebbi da quel finale quando lo vidi nel primo schizzo. Tanti buoni saluti alla Signora Giuseppina ed a Lei.
Suo aff°
A. Boito
Note
- –
Posseduto Insv
Fotocopia (n. 116/50)
Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 131, pp. 194-195
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Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 13/03/1889
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