Corrispondenza
Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 17/06/1881
Data
- Data
- [Milano], 17 giugno [1881]
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- [Genova]
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Quattro bifolii, quattordici facciate scritte.
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-PAas
Trascrizione
1. Via Principe Amedeo. 17. Giugno.
Caro Maestro. Milano.
L’assedio dei forestieri non è ancora terminato, i poveri infelici che vivono a Milano in questi tempi d’Esposizione e di Congressi sono posti alla tortura dei complimenti e delle convenienze sociali, la più stupida e crudele tortura morale che si possa ideare. Io sono da più di tre settimane martire di questa barbara cosa e la mia giornata se ne va a brandelli e arriva la sera senza ch’io abbia scritto mezza pagina.
Pure jeri, irritato contro questo sciocco destino e pensando a ciò ch’ella at tende da me mi sono accinto (dopo aver chiuse porte e finestre) al lavoro e ho tentato di concretare le idee che già da molto tempo rimuginavo intorno a quel tal coro dell’atto secondo. Veda dove ho trovato opportuno di collo care questo coro: Verso la fine del primo colloquio fatale fra Jago ed Otello, quando Jago astutamente incalza i pensieri del Moro verso il precipizio del la gelosia, dopo le parole d’Otello:
Amore e gelosìa vadan dispersi insieme!
il pubblico ode un dolce coro interno che s’avvicina lentamente, mentre Jago continua la sua parte infernale. Poco dopo si vedrà dall’apertura, assai va sta, del centro della scena, che riesce sul giardino, si vedrà in un gruppo leggiadramente disposto Desdemona, circondata da donne e da bambini che spargono fiori e rami sul suo passaggio e intorno ad essa cantando se renamente, sarà, in quel momento fatale del dramma, come una casta e gentile apoteosi di canti e di fiori intorno alla bella e innocente figura di Desdemona. Sarebbe desiderabile che il Coro e Desdemona restassero per tutto il pezzo incorniciati dall’arco dell’apertura centrale. Lei, Maestro, si rammenta la pianta della scena: È ottagona e parapettata:
— —
/ \
/ \
| |
| |
ed è una scena corta. Il Coro dunque (con Desdemona) dovrebbe stare aldilà della porta, in vista dello spettatore, e bene aggruppati, ma non dovrebbe nessuno varcare la soglia. In questo caso essendo un poco lontani dall’orchestra potrebbero essere accompagnati da arpe, queste potrebbero esser viste, la poesia parla anche di mandòle, dunque il mandolino potrebbe essere anche adoperato.
In scena, cioè al di quà della porta, al proscenio, stanno Jago ed Otello, mentre continua la dolce apoteosi di Desdemona.
Ho tentato per questo Coro in principio e in fine e nei ritornelli un senario accentuato non come i soliti, bensì con un accento forte ed uno debole, uniformi; il ritmo del verso accenna ad un tempo ternario. Ma è ora di tra scrivere le strofe:
Coro:
(interno) Dove guardi splendono .
avvicinandosi Raggi,echeggian coriavvampan cuori
Dove passi scendono
Nuvole di fiori.
Qui fra gigli e rose
Come a un casto altar,
Padri, bimbi, spose
Vengono a cantar.
Fanciulli
(spargendo al suolo fiori di giglio)
T’offriamo il giglio
Desdemona: Soave stel
Splende il cielo, danza Che in man degli angeli
L’aura intorno ai fior. Fu assunto in ciel,
Gioja, Amor, Speranza Che abbella il fulgido
Cantan nel mio cuor. Manto e la gonna
Della Madonna,
E santo il vel.
Donne e Marinari
(mentre cantano i fanciulli, accompagnando e armonizzando)
(Mentre all’aure vola
Lieta la canzon
L’agile mandòla
Ne accompagna il suon)
Marinari
(offrendo a Desdemona dei monili di corallo e di perle)
A te le porpore
Le perle e gli ostri,
dallaNella voragine
Colti del mar.
Vogliam Desdemona
Coi doni nostri
Come un imagine
Sacra adornar.
Fanciulli e donne
(mentre cantano i marinari, accompagnando e armonizzando)
(Mentre dall’aure vola
Lieta la canzon,
L’agile mandòla
Ne accompagna il suon.)
Le donne.
(spargendo rami e fiori)
La messePer te la florida
A te dal salice
MesseDai nostridai grembi
La molle fronda
A nembi, a nembi,
Amor dell'onda
Spargiamo al suol.
Dei carmi amor
L’April circonda
La sposa bionda
A te il ciclame
Tua testa bionda
Dal fragil stame
D’un etra rorida
Dal tenue calice
Che vibra al sol.
D'azzurro e d'or
Fanciulli e marinari
oppure marinari soli
(mentre le donne cantano
accompagnando e armonizzando)
(Mentre all’aure vola
Lieta la canzon
L’agile mandola
Ne accompagna il suon.)
Tutti.
Coro: Dove guardi splendono
Vivi felice! Addio. Raggi, avvampan cuori,
Qui regna Amor. Dove passi scendono
Nuvole di fiori.
Qui fra gigli e rose,
Come a un casto altar,
Padri, bimbi, spose
Vengono a cantar.
Desdemona:
Splende il cielo, danza
L’aura intorno ai fior
Gioja, Amor, Speranza
Cantan nel mio cor.
e, mentre questo Coro dura, Otello, fin dal principio, mormora:
Eccola!
e Jago: Vigilate
(gli mormora
e gli ripete
mentre canta
il Coro)
e Otello: Quel canto mi conquide:
(soavemente No, no, s’ella m’inganna, il ciel sé stesso irride
commosso)
Finito il coro Desdemona, bacia la testa d’alcuni fra i fanciulli, e alcune donne le baciano il lembo della veste, ed essa porge una borsa ai marinari e il coro si dilegua ed essa (seguita poi da Emilia) entra nella sala e s’avvanza verso Otello e attacca la scena seguente:
Desd. D’un uom che geme sotto il tuo disdegno, la preghiera ti porto... ecc ecc. ecc. E appena Desd. pronuncia il nome di Cassio, le reminiscenze del Coro che incantano ancora l’anima d’Otello, cessano, e il dramma terribile ripiglia il suo inesorabile corso.
Ora mi rimane di renderle ragione del perché ho scelto pel ritornello del Coro il senario accentuato binariamente, non lo feci affatto per amor di novità bensì perché cercavo un ritmo che potesse accompagnare con frequenza di note le singole stanze quinarie che vi si intercallano.
Ricorro ad un esempio perché non saprei spiegarmi meglio.
| 3/4 Mĕntrĕ | ăll’aŭr|a vŏlă | liĕtă | lă căn|zon | ecc.
| 3/4 Ā | tē | dēl | sā | lī | cē | ecc.
__________________________
Se questo Coro le par buono, la parte più ardua dei rittocchi dell’Otello è fatta; mi accingerò al lavoro del pezzo d’insieme.
Poi tenterò ancora qualche taglio nella parte d’Otello, oltre i già fatti. Pure quest’ultimo punto sarebbe quasi indispensabile trattarlo insieme, a voce.
DevoVoglio ancora ringraziarla pel dispaccio ch’ella m’inviò dopo la prima rappresentazione del Mefisto non le potrò mai dire quanta nobile gioja mi venne dalle sue parole.
Il Mefisto alla Scala fu come quei fuochi d’artifizio che cominciano con gran de fracasso e finiscono con un miserabile scoppiettìo. Il publico frequentava pochissimo il teatro. Avevo una rivalità troppo seria da vincere, intendo parlare delle amazzoni del Circo Renz. Ma sono anche troppo contento della sorte che m’è toccata
Tante cose amichevoli alla sua Signora. A Lei una affettuosa stretta di mano. Mi scriva l’impressione che le fa il Coro perch’io possa, al caso, trovare qualche altra idea prima ch’io parta per la campagna.
Suo dev.
Arrigo Boito
Note
- I fogli sono cuciti insieme nel libretto autografo boitiano di Otello.
Posseduto Insv
Fotocopia (n. 116/14)
Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 40, pp. 64-68
Media








Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, 17/06/1881
1 / 8