Corrispondenza
Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, [08-09/01/1881]
Data
- Data
- [Milano, 8-9 gennaio 1881]
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Sette bifolii, diciassette facciate scritte, cuciti insieme nell’ordine in cui sono qui trascritti. Scritte solo le facciate di destra (eccetto la lettera iniziale, v. nota).
Sulla prima facciata, di altra mano: «1/28 - 12 - 80».
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-PAas
Trascrizione
- Varianti per
l’Atto I°.
Caro Maestro
Veda gli effetti della miopìa congiunti a quelli della distrazione: trovo sul tavolo questo foglio che va unito alle varianti del prim’atto. Poco male, spero che lo riceverà col resto.
Saluti affettuosi
A. Boito
Atto I.
Prima della romanza del tenore
.............................
S'inalba il ciel, ma l'amoroso canto Non s'ode ancora
Ei mi terge ogni dí, come l'aurora La rugiada dei fiori, del ciglio il pianto.
Aggiunta al dialogo fra
Gabriello e Fiesco Scena V
................................................................................
Gab A nostre nozze assenti?
Un cupo arcanoAlto mistero
Andrea Sulla vergine incombe.
Gab. E qual?
And. Se parlo
Forse tu piú non l'amerai.
Gab. Non teme
Ombra d'arcani l'amor mio! – T'ascolto.
And. Amelia tua d'umile stirpe nacque
Gab. La figlia dei Grimaldi?!
And. No – la figlia
Dei Grimaldi morí fra consacrate
Vergini in Pisa ecc ecc ecc
Atto I
Chiusa della Scena V
dopo i versi sciolti.
........................................................................................
Andrea. Pio guerrier, del tempo antico
L'alta fede in te rampolla,
No, la spada tua non crolla
Per nemico odio crudel.
(abbracciandolo)Vieni a meBaldo eroe, ti benedico
Nell’amore e nella guerra,
Sii fedele alla tua terra,
L’angiol tuo ti sia fedel.
Del tuo labbro il sacro detto
Come balsamo raccolsi,
Saldi son pel brandoForti ho già le venei polsi
M’empie il petto un vasto ardor.
Se da te fai benedetto
L’alma mia più in me non langue,
Freme e m’agita nel sangue
Odio immenso e immenso amor.
Variante per la scena
del Senato.
Sim. Messeri il re di Tartaria vi porge
Pegni di pace e ricchi doni e annunzia
Schiuso l’Eusin alle liguri prore
Acconsentite?
Tutti. Sì
Sim. Ma d'altro voto
(dopo una Più generoso io vi richiedo
pausa)
Alcuni. Parla
Sim. La stessa voce che tuonò su Rienzi
Vaticinio di gloria e poi di morte
(s'incomincia Or su Genova tuona. – Ecco un messaggio
ad udire Del romito di Sorga, ei per Venezia
un tumulto Supplica pace...
lontano)
Paolo Attenda alle sue rime
(interrompendo) Il cantor della bionda Avignonese
Sim. Messeri!...
(con forza) (il tumulto
s'avvicina)
Pietro. Qual clamor?!
Alcuni. D ’onde tai grida?
ecc ecc ecc ecc.
altra Variante alla scena del
Senato prima dell’entrata
d’Amelia.
...........................................................................................
Sim Perché impugni l’acciar?
(a Gabr.)
Gab. Ho trucidato.
Lorenzino.
Pop. Assassin.
Fieschi. Ei la Grimaldi
Avea rapita.
Sim. (Orror!)
Pop. Menti!
Gab. Quel vile
Pria di morir disse che un uom possente
Al crimine l’ha spinto.
Pietro (Ah! Seiperdscoperto)
(a Paolo)
Sim. E il nome suo?
(con agitazione)
Gab. T’aqueta! il reo si spense
(fissando
il Doge
con tremenda Pria di svelarlo.
ironia)
Sim. Che vuoi dir?
Gab. Pel cielo!!
terribilmente Uom possente tu se!
Sim. Ribaldo!
(a Gabriel)
Gab. Audace
(Al Doge Rapitor di fanciulle!
slanciandosi)
Alcuni: Si disarmi!
Gab: Empio corsaro incoronato! muori!
(disvincolandosi
e correndo con Fiesco
per ferire
il Doge.)
Amelia. Ferisci
(entrando e
interponendosi
fra i due
assaltatori
e il Doge.)
Sim.
Fiesco Amelia!
Gabr.
Tutti. Amelia!
Am. O Doge! (o padre!)
Salva l’Adorno tu.
Sim Nessun l’offenda!!
(alle guardie Cade l’orgoglio e al suon del suon dolore
che si sono Tutta l’anima mia parla d’amore.
impossessate Amelia dì come tu fosti rapita
di Gabriello E come ecc ecc ecc ecc.
per disarmarlo.)
..................................
Piccolissima variante per
mio uso e consumo e pace
della mia timorata coscienza.
Finale Atto I.°
Stanza del Il suo commosso accento Coro:
Coro. Sa l’ira in noi calmar;
Vol di soave vento
Che rasserena il mar.
(nel primo manoscritto non mi andavano quelle due immagini accatastate dell’altare e del mare si elidevano l’una coll’altra. Que sta variante non è bella, no, ma ha un poco più di senso comune.)
Varianti per
l’Atto II°
Variante alla I e IIa scena dell’Atto 2°.
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Scena Ia.
Palazzo degli Abati.
Camera del Doge. ecc ecc.
Seggiolone, tavola, un alcova.
Sul tavolo un anfora e una tazza.
Paolo e Pietro.
Paolo. Quei due vedesti?
Pie. Sì.
Pao. Li traggi tosto
Pie.
Dal carcer loro per l’andito ascoso
Che questa chiave schiuderà.
Pie. T’intesi.
(esce)
Scena IIa.
Paolo solo.
Me stesso ho maledetto!!...
E l’anatema
M’insegue ancor... e l’aura ancor ne trema!
Vilipeso... rejetto
Dal Senato e da Genova, qui vibro
L’ultimo stral pria di fuggir, qui libro
La sorte tua, Doge, in quest’ansia estrema.
Tu che m’offendi e che mi devi il trono
Qui t’abbandono
(Estrae Qui ti stillo una lenta atra agonìa,
il contenuto Là t’armo un’assassino.
nella tazza) Scelga Morte sua via
Fra il tosco ed il pugnale.
Atto II°
Scena III (breve variante)
Detto, Andrea, Gabriele dalla destra
condotti da Pietro.
Fie. Prigioniero, in qual locomi trovom’adduci?
Pao. Nelle stanze del Doge, e favella
Fie. A te Paolo.
Pao. I tuoi sguardi son truci!
Io so l’odio che celasi in te.
Tu m’ascolta.
Fie. Che brami?
Pao. Al cimento
Preparasti de’ Guelfi la schiera
ecc ecc ecc ecc
Variante alla scena VIIIa dell’Atto II°.
Doge e Gabriele nascosto.
Il Doge entra meditabondo, siede.
Doge: Doge! – Ancor proveran la tua clemenza
I due ribelli? – Di paura segno
Fora il castigo. – M’ardono le fauci
(versa dell'anfora
nella tazza
e beve)
Perfin l’onda del fonte è amara al labbro
Dell’ uom che regna... ho l’alma oppressa... infrante
Dal duol le membra... già... mi vince il sonno
(s'addormenta)
Oh Amelia... ami... un nemico...
ecc ecc ecc ecc
Caro Maestro.
Avrò indovinato? Non so. – Attendo le sue istruzioni e mi limito per oggi a salutare cordialmente Lei e la sua Signora.
suo
Arrigo Boito
Note
- La breve comunicazione di Boito prima del testo in versi è scritta sul verso della facciata con la «Variante per la scena del Senato», che poi Boito ha inviato a parte vergando quelle righe (qui è riprodotta a parte e all'inizio del fascicolo, ordine a cui si è mantenuta fedele la trascrizione). Nell'edizione critica il foglio è segnalato come n. 17 a parte, ma la datazione rimonta con ogni evidenza alla stessa degli altri fogli.
La breve comunicazione finale è scritta sul verso della facciata «Varianti per l'Atto I°».
La datazione della lettera si deduce da quella di Verdi del 10 gennaio 1881 (v. link a fianco).
Posseduto Insv
–
Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 15, pp. 25-30
Media
















Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, [08-09/01/1881]
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