Corrispondenza
Arrigo Boito a Giuseppe Verdi, [18/10/1880]
Data
- Data
- Milano, [14 ottobre 1880]
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- Sant'Agata
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Tre bifolii, nove facciate scritte, con busta. Sulla prima facciata, di altra mano: «Extra Boito»; sulla busta, di altra mano: «Lettera di Boito».
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-PAi
- Collocazione
- DA 1/4
Indirizzo (busta)
- Giuseppe Verdi / Busseto / per Sant’Agata
Timbri postali
- MILANO / 18 / 10-80 / 6 S / FERROVIA
PIACENZA / 18 / 10-80 / 12 S
BORGO S. DONNINO / 19 / OTT / 80
Trascrizione
Milano. Lunedì.
Via Principe Amedeo.
Caro Maestro
La sua lettera mi ha allargato il cuore. Dunque il finale 3° c'è, dunque ebbi la fortuna di dar forma conveniente al concetto che Lei vagheggiava, ora Lei riconosce nell'opera delle mie mani il pensiero che Ella mi ha dettato e che io ho trascritto senza lasciarmi turbare da nessun dubbio, neanche dai dubbj che lei stesso accampava. Operando così le ho dimostrato che attribuivo assai maggior valore al sentimento che la faceva parlare che non alle argomentazioni riflesse da quel sentimento. Ma Ella ora mi chiede il mio giudizio anche intorno a quelle argomentazioni e ciò mi è di grave imbarazzo giacché se coi fatti, come Ella vide, ho dato ragione all'Artista, al Maestro, colle parole devo ora dar ragione al Critico. Quando Lei dice (trascrivo le sue parole) dalla lettera che mi diresse a Monaco: Otello affranto dal dolore, roso dalla gelosia, abbattuto, ammalato fisicamente e moralmente, può Egli esaltarsi d'un tratto e ritornare l'eroe di prima? E se lo può, se la gloria lo affascina ancora, e può scordare amore, dolore, gelosia perché uccidere Desdemona e poscia se stesso? Quando Lei argomenta a questo modo io non trovo piú parole per contraddirla, ma piú tardi quando Ella mi chiede, anzi chiede a se medesimo: Sono scrupoli questi o serie osservazioni? io soggiungo: sono serie osservazioni. Ella mette il dito sulla piaga. Otello è come un uomo che s'aggira sotto un incúbo e sotto la fatale e crescente dominazione di questo incúbo pensa, agisce, soffre e compie il suo tremendo delitto. Ora se noi immaginiamo un fatto il quale deve necessariamente scuotere e distrarre Otello da un cosí tenace incubo, ecco che distruggiamo tutto il sinistro incanto creato da Schakespeare e non possiamo logicamente arrivare allo scioglimento dell'azione. Quell'attacco dei Turchi mi dà l'impressione come d'un pugno che rompe la finestra d'una camera dove due persone stavano per morire asfisiate. Quell'ambiente intimo di morte creato con tanto studio da Schakespeare è d'un tratto svanito. L'aria vitale ricircola nella nostra tragedia e Otello e Desdemona sono salvi. Per fare che essi ripiglino la via della morte dobbiamo rinchiuderli poi da capo nella camera letale, ricostruire l'incubo, ricondurre pazientemente Jago sulle sue prede e non ci resta piú che un atto solo per rifare tutta questa tragedia da capo. In altri termini: abbiamo trovata la fine d'un atto ma a scapito dell'effetto della catastrofe finale. Tutti sanno che l'Otello è un capolavoro grandissimo e nella sua grandezza perfetto. Questa perfezione deriva (Lei lo sa meglio di me) dalla portentosa armonia dell'insieme e dei particolari, dal profondo svisceramento dei caratteri, da quella logica rigorosissima e fatale che svolge tutti gli avvenimenti della tragedia, dal modo col quale sono osservate ed esposte tutte le passioni che vi si agitano e sovra tutte la passione dominante Tutte queste virtú concorrono a far d'Otello un capo lavoro d'arte. Rittoccare, anche in un punto solo, un'opera di tanta bellezza e sapienza non si può senza diminuirne la perfezione. Ora noi ne avremo diminuita la perfezione dal punto di vista psicologico come dal punto di vista dei fatti ed anche dal punto di vista dei caratteri, la tragedia non è piú né cosí logica, né cosí intera, ne cosí armonica né cosí fatale come la volle Schakespeare. Come ne scapita la figura d'Otello ne scapita anche la figura di Jago, l'azione immediata, diretta, che egli aveva sulla catastrofe è d'un colpo interrota da un fatto ch'egli non ha guidato, dal solo fatto, dall'unico avvenimento estraneo alla sua influenza: un repentino assalto di nemici. Otello dopo questo fatto tutto nuovo e impreveduto non agisce piú sotto l'incessante dominazione di Jago ed invece d'apparire miserevolmente infelice apparisce crudele. Abbiamo voluto rittoccare la Perfezione e l'abbiamo distrutta. Questo è il raggionamento del Critico Ed è giusto. Ma un melodramma non è un dramma, la nostra arte vive d'elementi ignoti alla tragedia parlata. L'ambiente distrutto si può crearlo da capo, otto battute bastano a far rivivere un sentimento, un ritmo può ricomporre un carattere; la musica è la piú onnipossente delle arti, ha una logica sua propria, piú rapida piú libera della logica del pensiero parlato e piú eloquente assai. Lei Maestro con un tratto di penna può riddurre al mutismo i piú stringenti argomenti della Critica. Lei ha detto: l'atto 3° va divinamente bene dunque Lei ha ragione perché questa sua esclamazione non è altro che un indizio che mi rivela come nella sua mente ella vede già tutto il suo concetto disegnarsi chiaro e forte.
Ma ho già troppo chiacchierato.
A Lei caro Maestro mio e alla Sua Signora i miei piú cordiali rispetti. Sono sempre ai suoi ordini pronto a rifare a tagliare ad aggiungere, se lo rammenti, lieto sempre quando arrivo a contentarla suo
A. Boito
Note
- –
Posseduto Insv
Originale
Fotocopia (n. 78/47)
Bibliografia
Carteggio Verdi-Boito, a cura di Marcello Conati, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2015, n. 6, pp. 9-10
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