Corrispondenza

Carlo Tenca a Clara Maffei, 05/08/1878

Data

Data
Milano, 5 agosto 1878

Luogo di destinazione

Luogo di destinazione
[Roma]

Tipologia

Lettera

Trascrizione



                                                                                       Milano, 5 Agosto 1878

     Scrivo di fretta, perché sulle mosse e con mille impicci. Parto domattina per tempissimo, essendo fin da jeri finita la mia corvée ufficiale. In fondo è consistita in due sole comparse, sabato al pranzo di gala, jeri ad una udienza particolare dal re. Ho pensato, vista la straordinarietà della circostanza, che non potevo esimermi dal chiedere quest'udienza, e sono contento d'averlo fatto. Il re riceve alla buona e non ama l'etichetta, cosìcché mi fu concesso di andare da lui in abito di mattina. Mi trattò con affabile semplicità di modi, e mi trattenne lungamente a discorrere delle nostre condizioni politiche estere ed interne! Dopo il primo minuto, avendomi egli offerto un zigaro, perché gli facessi compagnia nel fumare, ciò che non accettai per tante ragioni, egli mi tolse così bene ogni suggezione che dimenticai affatto con chi stavo e chiacchierai, come se mi fossi trovato nella intimità del tuo salottino cogli amici delle prime ore della sera. Credo non gli dispiacesse d'aprirmi su molte cose l'animo suo per mostrare che ha, come davvero è forza riconoscere, un senso giusto e sicuro degli uomini e delle cose; ed io del resto non ho fatto fatica a dire schietto, come è mio costume, ciò che penso de' fatti nostri. Di questo colloquio m'è rimasta un'ottima impressione, la quale conferma l'ottimo giudizio fatto di lui fin dal primo salire al trono. Sarei stato in grado di partire oggi, ma fui trattenuto da una cura pietosa. M'accorgo dalla tua lettera che t'é sfuggito l'annunzio, dato anche dal Corriere, della morte del povero, Bargnani. Morì la mattina dello scorso martedì quasi repentinamente. Io lo vidi il dì innanzi poco prima del pranzo, essendo andato per visitare sua moglie. Da tre giorno non era comparso da Saulina, essendosi rincrudito il suo stato per una nuova operazionncella fattagli, pare, improvvisamente. Benché sofferente, era però alzato, e niente accennava a un prossimo fine. Verso il mattino lo colse la febbre d'infezione per l'assorbimento prodotto dalla piaga, e in poche ore si spense. Povero Bargnani, egli almeno ha finito di patire; ma ora resta sua moglie e tu puoi figurarti in che stato. Lo squallore della sua posizione dà i brividi. Mi fece chiamar tosto, e piangendo disperatamente, nel mentre sfogava il dolore per la perdita del marito, si cacciava le mani nei capelli gridando a la propria miseria. Questa è davvero spaventosa, e a me, che d'altronde l'imaginavo, l'aperse tutta: non ha ormai altro confidente che me. Al funerale ha dovuto provvedere un nipote, venuto da Brescia, ma a titolo di anticipazione. Essa è rimasta con sole 25 lire, coi mobili sequestrati e un monte di debiti che le attirano noje infinite. Io promisi di non abbandonarla, e sono infatti andato da lei ogni giorno, e vo escogitando i modi di poterla ajutare. Intanto, stante l'urgenza, ho fatto il faccione e mi son diretto alla Congregazione di carità, la quale, sopra mia domanda, darà un primo sussidio, tanto da fornirle i mezzi di vivere fino a settembre, cioà fine al mio ritorno dalla cura. Allora mi troverò con monsignor Ajroldi, il quale ha posto nell'assecondarmi ogni sollecitudine, e si studierà qualche cosa di continuativo. Oggi appunto devo recarmi presso la Congregazione a ritirare il danaro, mercé del quale potrò partire tranquillo. m'è riuscito di acquietare così quella poveretta, la quale mi si appiccica colla disperazione d'un naufrago. Per fortuna la sua salute è buona in questo momento, e la sua fibra è forte. Le mancava di ricuperare un po' di calma e quest parmi d'avergliela inspirata col mio interessamento. Per parte mia m'adoprerò quanto so e posso, e non dispero che si possa riuscire a tenerla in piedi.
     M'è nato, tra gli altri, un pensiero, pel quale sarebbe prezioso il tuo concorso. Verdi ha frequentato molto altre volte casa Bargnani e ha avuto molta amicizia per la Rosina. Credi tu che si potrebbe fargli conoscere lo stato di lei e sperare che non la dimenticasse ora ch'egli è ricco ed essa miserabile? So che Verdi è generoso, e delicatamente generoso, e sono quasi certo che la compassione di tanto infortunio lo commuoverà nella parte più nobile del suo cuore. Quand'anche non faccia, il che sarebbe sperar troppo, quello che ha fatto per Piave, potrebbe dare qualche sussidio pel momento e dargli com'egli fa, da par suo. Ti pare di potergliene scrivere tu stessa? A te nulla egli suol negare, e sarebbe un gran sollievo l'avere ora un po' di danaro. Vedrei volentieri ch'egli lo passasse a te, da cui poi lo ritirerei, perché, me assente, temerei di lasciare una somma di qualche entità in mano della Rosina, esposta qual'è, alle pressioni dei creditori del marito, i quali dio sa che gente sono. In ogni modo ti scrivo qui l'indirizzo di Rosina per ogni buon fine. (Via Alessandro Manzoni N.° 31). Questo passo col Verdi non credo però di poterlo tentare senza il consenso della stessa Rosina per ragioni di delicatezza che tu facilmente intendi. Non lo credo, ma potrebbe sentir ritrosia d'essere soccorsa da un antico amico. Io devo vederla tra non molto, e sospendo perciò di chiudere questa lettera per riferirti poi la sua volontà.

P.S. Torno adesso dalla Bargnani, la quale non solo consente, ma mi ha ringraziato del mio pensiero. Le ho potuto recare intanto zoo lire datemi dalla Congregazione di Carità, e buone promesse insieme: ha tanto pianto nell'accomiatarmi che m'ha strappato il cuore. Ti rammenta con vivissimo affetto. – Addio dal cuore