Corrispondenza
Carlo Tenca a Clara Maffei, 26/03/1871
Data topica
- Data topica
- Firenze
Data
- Data
- Firenze, 26 marzo 1871
Tipologia
- lettera
Trascrizione
Firenze, 26 Marzo 71
Dunque la pace è fatta, il sereno è tornato, e Gussalli è stato l'arbitro che s'assise in mezzo a voi altre! Fortunato Gussalli! egli è stato per voi la mano della provvidenza, ed è proprio il caso di dire che la provvidenza
Giammai più vasta imagine
Di sua gran man stampoò.
Così Achille avrà la sua tenda, e a questa potranno appuntare gli archi tutte le Briseidi del vicinato.
Fuor di scherzo, no piacere che ti sia stata levata questa noja e che tutto sia accomodato. A dir vero, io non ho dubitato che la cosa sarebbe finita secondo i tuoi desideri, giacché infinte Saulina ti vuol bene e può impuntarsi qualche volta, ma non fino al volerti contrariare senza ragione. L'eloquenza di Gussalli ci sarà forse entrata anch'essa; ma , se si è arresa, lo ha fatto certamente cedendo al suo affetto per te. L'Emilia me ne toccò un momento jersera, ma io finsi d'aver avuto solo un lieve sentore della cosa; d'altronde le notizie anche da parte sua spiravano pace ed amicizia.
Sento che le tue serate sono più affollate e più brillanti che mai. Me ne rallegro e mi sgomento al tempo stesso. M'accorgo di diventare ogni giorno più orso, e me lo diceva, sere fa, la Peruzzi col più bel garbo del mondo. Però soggiungeva d'essersi appunto in questi giorni imbattuta in qualcuno molto più orso di me, e se ne lagnava e mi chiedeva notizie sul carattere di quest'uno che è amico tuo e mio. Hai già indovinato che si tratta di Verdi. Lo incontrò dallo scultore Dupré, dov'essa aveva condotto il Cherbuliez, e puoi imaginare quante cose gentili gli avrà detto. Pare che l'irsuto maestro sia stato poco sensibile al liscio, giacché essa mi disse ch'io sono un orso di natura più geniale, che fuggo la società, ma, quando vi son tirato, ci sto abbastanza per benino e so nascondere le unghie. Io ho fatto ogni studio per toglierle l'impressione avuta, ma non mi è riescito interamente; tuttavia qualche osservazione giudiziosa di Verdi le aveva piaciuto. Peccato, le dissi, che non abbia più occasione di rivederlo; dopo poche volte gli ridonerebbe in simpatia molto più di quanto ora ha perduto.
Quando penso al povero dottor Lazzati, non sodarmi pace della sua perdita. La tua lettera non me la faceva presentire; e il mattino dopo ne leggevo di già l'annunzio nei giornali. Questa volta Milano s'è scossa e ha mostrato che sa apprezzare i valentuomini: è così poco frequente l'occasione di farlo! Ti prego, se vedi Antonio, di dirgli che partecipò al suo dolore col più vivo dell'animo.
Che dirti ora di Parigi e della Franca? Lo spettacolo che di là ci viene è tanto più straziante in quanto che non si vede, né anche da lontano, un principio di salvezza. Quale guasto spaventevole hanno portato le pessime dottrine propagate in questi ultimi anni e la corruttrice educazione dei giornali demolitori d'ogni autorità! Quale tremenda lezione per gli altri paesi se sapranno profittarne! Non capisco come, tra le letture pubbliche che vedo annunziate alla Società Patriottica, il Malfatti abbia scelto di farne una sui nuovi confini della Francia. È un tema così poco a proposito oggi, anche per le idee professate del nostro amico, ch'io spero ancora vorrà lasciarlo in disparte.
Addio, ti stringo affettuosamente la mano.
Note
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Posseduto Insv
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Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 296-271