Corrispondenza
Carlo Tenca a Clara Maffei, 07/09/1870
Data
- Data
- Andorno, 7 settembre 1870
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- [Clusone]
Tipologia
- Lettera
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-BRu
Trascrizione
Andarno, 7 Settembre 1870
Io vivo da più giorni come trasognato. Mi sembra di aggirarmi in mezzo una lugubre visione, di cui non giungo ad afferrare la realtà. Quale immensa e dolorosa catastrofe! In un mese soltanto un grande impero precipitato, una gloriosa nazione depressa, umiliata, un'antica e principalissima corrente di civiltà sconvolta, intorbidita, sviata... la sconfitta di Sedan conterà nella storia come uno dei momenti più calamitosi, come uno dei rivolgimenti più grandi nella vita delle nazioni europee. A Waterloo la Francia fu vinta dalla sola forza delle armi; qui invece è soggiogata da una intelligenza preponderante, dalla forza che scaturisce da un ordine di istituzioni e di idee diverse e più efficaci. È una nazione che si sovrappone ad un'altra e le toglie di mano l'indirizzo della civiltà. La supremazia latina se n'è andata, ed ora il mondo è della stirpe germanica. ha agognato da un pezzo a quest'impero delle idee e della forza, ed ora finalmente l'ha ottenuto. Bisogna dire che se l'è anche guadagnato in gran parte colla costanza e col vigore dei propositi; la fortuna ora ha fatto il resto. Ma io penso con dolore e con raccapriccio a questo cambiamento che getta noi, già primi ed ora ultimi risorti di questa povera stirpe latina, in un mare procelloso e senza confini dove sarà gran che se trarremo in salvo la nostra fragile navicella. lascio stare le ambizioni di riprendere un gran posto nel mondo, ché non è più il caso oggi di parlarne, ma la nostra esistenza, la nostra sicurezza politica era collegata, volere o no, alla prevalenza della Francia, collegata da interessi da tradizioni, da necessità che i ciechi soltanto e gli stolti non vedono e non comprendono. Oltre di che la Francia è la sola nazione in Europa, la cui politica ha avuto viscere e poteva esercitarvi pur qualche sentimento nobile e generoso. Va a chieder questo sentimento alle altre nazioni. Noi siamo ora in balia di noi stessi e senza punto d'appoggio in Europa.
La nostra esistenza, la nostra sicurezza politica era collegata, volere o no, alla prevalenza della Francia, collegata da interessi, da tradizioni, da necessità che i ciechi soltanto e gli stolti non vedono e non comprendono. Oltre di che la Francia è la sola nazione in Europa, la cui politica ha avuto viscere e poteva esercitarsi per qualche sentimento nobile e generoso. Va a chiedere questo sentimento alle altre nazioni. Noi siamo ora in balia di noi stessi e senza punto d'appoggio in Europa. E quando vedo degli italiani che si rallegrano delle sconfitte francesi come d'una fortuna, sento davvero una profonda compassione del nostro paese, e mi par di scorgere il pazzo che ride mentre gli brucia addosso la camicia. Che dire poi degli insulti scagliati contro l'Imperatore caduto! ci furono parole di giornali che mi hanno fatto fremere d'ira; e se è vero quel che un nostro foglio ha narrato, che in Milano al Caffè Gnocchi, quando si lesse il bollettino portante uno scoppio di applausi, è da disperare d'una generazione d'uomini, dalla quale si palesa tanta degradazione d'animo.
Io mi smarrisco davvero vedendo come così poco si avverte l'importanza di ciò che ora accade. Qui già, all'infuori del dottore che è un brav'uomo e col quale me la intendo, non v'è alcuno con cui scambiare una parola, sicché vivo solitario e mulino da me le mie idee. Ma jeri non potei tenermi dal dirne alcun che alla principessa Altieri, la quale non manca d'intelligenza ed è soprattutto molto accorta; e mi sfogai proprio un pochino contro quel partico cattolico, il quale applaudì ed applaude ancora alle vittore prussiane. Vivaddio! queste vittorie hanno ferito a morte il cattolicismo; e, abbassata la Francia, la quale gli manteneva il primato fra le nazioni, s'avvedranno i cattolici di che sapore sanno i trionfi della Prussia. Lo dicono aperto i tedeschi tutti, dal re Guglielmo all'ultimo dei borghesi, essi pensano sul serio d'avere una missione educativa in Europa e di portar dappertutto la loro filosofia, la loro birra e il loro diritto storico. Che dio ci accordi lo stomaco per digerirli! Io confesso che non so darmene pace, e tra il pietismo di Belino e il cattolicismo di Roma, quasi quasi preferisco quest'ultimo. Ha, se non altro, più grandezza e più splendore. Non parlo poi di Parigi, sentina di corruzione, se vuoi, ma sede e laboratorio d'una civiltà che a Berlino non sognano neanche, patria d'una libertà che sta nel cuore e nelle istituzioni e non nei libri e nelle scuole come in Germania. Io rileggevo in questi giorni alcune pagine di Heine, terribile flagellatore dei prussiani e parigino per sentimento, benché tedesco per intelligenza e per sapere; e pensavo al tempo stesso al buon Neigebaur, il quale da vero prussiano rincivilito mi dipingeva così al giusto di carattere de' suoi connazionali. Qual verità nelle parole di entrambi, fatta, s'intende, la debita distinzione tra loro! Hanno, è vero, molte virtù; ma davvero è il caso di quelle matrone rigorose e pedanti che farebbero quasi adorare il vizio.
M'accorgo che invece di una lettera, scrivo un sermone politico. Ma come si fa a contenerci quando si ha il cuor gonfio e la testa che ribolle? Ed oggi per giunta mi arriva la notizia che i nostri soldati passano il confine pontificio e che si va a Roma. Era il momento di farlo, e son lieto che il Ministro vi si sia risolto. Ma quale altro grande avvenimento, e con che trepidazioni vi assisto! E poi come s'accomoderanno le cose a Roma? Tant'é: gli eventi c'incalzano tutti, ed il caso di abbandonarci alla fortuna che regola ormai il mondo all'infuori della capacità e della volontà degli uomini. Il governo intanto ha chiamato sotto le armi altre tre classi, ed io dubito assai che il tempo destinato a Clusone debba passarlo invece a Firenze.
Ora avrai con te, m'immagino, Saulina e l'Emilia, e sarai lieta di trovarti in così grata compagnia. Io mi rammarico di non esserci; ci saremmo un po' bisticciati tra me e l'Emilia in causa della sua prussofilia, ma tu saresti intervenuta a metter pace, e non ci sarebbe stato sangue sparso. Quanto m'è doluto del povero Rachei! avesse almeno potuto vederci a Roma! Addio, addio, una stretta di mano alle tue ospiti, e voglimi bene.
Note
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Posseduto Insv
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Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 245-247