Corrispondenza
Carlo Tenca a Clara Maffei, 26/05/1869
Data
- Data
- Milano, 26 maggio 1869
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- [Milano]
Tipologia
- Lettera
Trascrizione
Milano, 26 Giugno 69
M'era giunta notizia della tua partenza da Firenze, e del tuo arrivo a Borgo S. Donnino. Broglio, venuto a Milano, ne parlò con qualcheduno, e di bocca in bocca l'annunzio pervenne anche a me. Hai fatto bene a non attendere la partenza di Andrea e a toglierti, appena l'hai potuto convenientemente da un luogo ove insieme a molte care impressioni ti è toccata qualche spiacevole commozione. Io non mi sono ancora potuto fare una idea esatta di quel che s'è passato fra i due medici e te, giacché nelle tue lettere, sia a Saulina sia a me, ne hai discorso senza discendere ai particolari; ma a giudicarne dal risentimento così vivo e così durevole che ne hai provato, tu così abituata ad essere indulgente, dev'essere stato qualche cosa di molto dilicato e di molto grave. Davvero quei due signori hanno perso il capo e mi fa poi stupore grandissimo questo contegno in Barellai, il quale t'ha conosciuta in Milano e ha visto in che atmosfera di affezione e di rispetto tu vivi, e a questo rispetto appunto avrebbe dovuto inspirarsi. Ma io spero che a quest'ora avrai dimenticato la bassa loro rusticità e che le cure affettuose e cordiali di Verdi e della moglie di lui ti avranno rifatto lo spirito. Saulina e tutti quanti desiderano che tu torni presto a Milano; ed io pure lo desidero, ma vorrei anzitutto che tu potessi ristorare un po' le forze, e nessun luogo migliore per ciò di S. Agata. Quanto a me, sgraziatamente sarò assente quando tu verrai a Milano, eccettoché tu non tardassi oltre quanto m'imagino. Al primo di giugno io devo andare per le solite sedute a Firenze, e purtroppo temo di dovervi stare una diecina od una quindicina di giorni. Non credo che tu voglia star tanto presso i Verdi.
L'annunzio della morte della povera Piazzoni è giunto quasi improvviso e inaspettato. Non era malata, o almeno non si sapeva che lo fosse. Morì, credo, per un vizio al cuore e, pare, d'un tratto. Ho visto jeri la Venturi, la quale passa ora parte del giorno presso suo fratello che è gravemente malato; ma non credo che soccomberà, sono i soliti accessi dai quali giunge poi sempre a riaversi. Seriamente minacciata invece è la povera Costanza Cagnola. Essa è tornata da Mentone più sofferente di prima; la tosse è aumentata, il dimagrimento continua; ora s'aggiungono le febbri quasi quotidiane. La malattia in una parola è adesso spiegata e procede anzi con certa qual rapidità. Todeschini scrolla il capo e teme che precipiti. Anche Laura è a letto da una diecina e più di giorni e soffre terribilmente dei soliti dolori nevralgici. Non ha altro modo di combatterli o almeno di attenuarli fuorché il non cibarsi. È un metodo di cura poco igienico per un altro verso, giacché è venuta a tale prostrazione che non è pi in grado di togliersi dal letto. Il suo organismo però ha del prodigio e non segue le vicende ordinarie. Ieri stava un pochino meglio, e già si disponeva ad alzarsi quest'oggi; non mi stupirei che oggi stesse alzata tutto il giorno e domani o doman l'altro uscisse anche di casa. E poiché siamo nella cronaca dei malati, ti dirò che l'angelo Cantù sta poco bene per una complicazione di malattie di cuore e di fegato, e che Edoardo Kramer è gravamente minacciato di tisi e temesi abbia a campar poco.
Qui abbiamo da più giorni lo spettacolo nauseabondo di un processo di stampa che è una specie di berlina per certe gazzette e gazzettini. Oggi poi c'è stato chiasso fuor di porta pel ricevimento della salma di Carlo Cattaneo. Chissà che pioggia di discorsi e che baccano! Ancora non ne ho notizia.
Addio, abbiti cura, e voglimi bene.
Note
- Erroneamente datata dal Tenca al giugno
Posseduto Insv
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Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 185-187