Corrispondenza

Carlo Tenca a Clara Maffei, 08/12/1869

Data

Data
Firenze, 8 dicembre [1869]

Luogo di destinazione

Luogo di destinazione
[Milano]

Tipologia

Lettera

Trascrizione


                                                                                       Firenze, 8 Dicembre

     Ho tardato a scriverti perché di giorno in giorno mi pareva d'essere in procinto di venire a Milano. Oggi ancora non so quanto si resterà qui, e se la crisi tirerà in lungo o se in qualche modo si risolverà. Pur troppo però temo che si risolverà alla peggio e che si ripresenterà il gabinetto di prima, in qualche parte soltanto rifatto. E a presidente di questo rimpasto sarebbe chiamato il Minghetti. È un grosso errore, che invece di rimediare alla crisi la renderà più grave. Perché un ministero stato congedato dalla Camera non può avere autorità, né fiducia di averla con sé, e son persuaso che al primo giorno esso è schiacciato sotto un voto contrario. E che forza avrà esso allora per fare le elezioni, poiché dovrà pur sciogliere la camera? A torto o a ragione, quando si è vinti, bisogna stare in disparte e lasciare che chi ha fatto lo scompiglio abbia la responsabilità delle conseguenze. Sgraziatamente lo scompiglio è ormai in tutte le menti, e nessuno sa raccapezzarsi in questo caos. Il patriotismo se n'è andato, e non restano se non le cattive passioni a malmenare questo povero paese. E dire che da dieci anni soltanto siamo liberi, e già si è arrivati a questo punto!
     Se oggi dunque si rifà il ministero qualunque, io rimarrò giacché ci sarà subito da litigare per accordargli l'esercizio provvisorio del bilancio; dopo di che ce n'andremo tutti fino alla metà circa di gennajo. Molto probabilmente pii allora la camera sarà sciolta, e dio sa quanti resteranno a casa.
     qui abbiamo un tempo mitissimo e giornate quasi primaverili. Peccato che di quando in quando ci venga a trovare la pioggia e qualche volta anche il diluivo. C'è stato nei giorni scorsi qualche timore per l'ingrossare straordinario dell'Arno, e si fu proprio a un pelo d'averlo in città. Era bellissimo a vedersi rovinoso e mugghiante quasi a filo degli archi dei ponti, per fortuna, dopo un giorno di minaccia, s'è rabbonito. Oggi però han ripreso le pioggie e i venti sciroccali, e probabilmente voi altri in Milano avrete la neve, candido simbolo della festa d'oggi. Questo tempaccio mi scema il rammarico di restar qui, mentre adesso avrei un po' dozio per fare una corsa a Napoli. ci si andrebbe per tre o quattro giorni in una brigatella d'amici; ma sgraziatamente la mia borsa è a secco, e a vuotarla tutta quanto a non ne caverei di che farmi le spese.
     Ho visto Ferretti jersera, il quale si recava alla stazione ma con poca speranza di trovarvi l'Emilia. Era stato qualche giorno senza ricevere lettere di lei e finalmente era stato avvertito ch'essa sarebbe venuta jersera, se però il tempo fosse stato buono. M'è parso poco soddisfatto di questo aspettare. E non ha tutti i torti, benché negli scorsi giorni lo stato delle strade giustificasse fino a un certo punto l'indugio.
     Ho visto Aleardi e Beltrani, che stanno bene e ti salutano. Della Milla pure so che sta bene ma non sono per anco andato a visitarla. Si fa tanto ciarlare qui alla Camera, che all'uscire non mi resta il fiato per conversare altrove. Domenica ho incontrato nel viale delle Cascine la Mantegazza con sua nipote, ma mi passarono a canto senza trattenersi, ed io m'accorsi di loro appena in tempo per salutarle.
     Addio dal cuore; non lasciarmi, ti prego, ancora senza tue lettere.

P.S. La combinazione Minghetti ora è sfumata. Il re ha incaricato il Sella di fare
       il ministero cogli uomini che vorrà. È il consiglio più savio che il re potesse
       prendere, e bisogna dire che in tutta questa crisi egli s'è condotto con molto
       tatto e abnegazione. Resta a vedere se il Sella riuscirà, e in che modo.

Note



Posseduto Insv


Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 211-212