Corrispondenza

Carlo Tenca a Clara Maffei, 03/05/1866

Data

Data
Firenze, 3 maggio 1866

Tipologia

Lettera

Trascrizione


                                                                                  Firenze, 3 Maggio 1866

     Ho sperato di poter venire domenica scorsa a Milano; ma non mi fu dato di abbandonare neanche per un giorno Firenze. Sopra ogni altra cosa mi tenne inchiodato alla Camera, e senza respiro, in tutti questi giorni la legge sulla soppressione delle corporazioni religiose, di cui mi premeva di sollecitare il compimento stante l'incalzare degli avvenimenti che potrebbe tra non molto far sospendere i lavori parlamentari. Ora, se a Dio piace, quella legge è stampata, e la Camera, se anche dovrà essere prorogata, potrà votarla, volendo, senza discussione pigliandola tal quale gliel'abbiamo raffazzonata. Il che pare disposta a fare con grande mia consolazione.
     Del resto siamo in piena fase di guerra, e tutti ne siamo lieti. Ora essa è divenuta inevitabile, e, ci mancassero le occasioni da lunga mano preparate, dovremmo oggi farla anche soli. Al punto a cui siamo giunti non è più lecito indietreggiare Ne conseguiterebbe una reazione funesta, più funesta assai del rischio, fosse pur temerario, d'una guerra. Questa persuasione è generale, e però conviene essere apparecchiati ad ogni sforzo. La nostra posizione politicamente è buona, e noi abbiamo tutto a sperare. La Francia ha interesse a farci entrare in guerra coll'Austria prima di ritirare le sue truppe da Roma e di andar incontro alle difficoltà d'una soluzione della questione romana che la mette in imbarazzo. Essa spinge adunque sotto mano a complicare ad un tempo e a far camminare di fronte le due questioni di Roma e di Venezia; l'una così sarà di scudo all'altra. La guerra però può esser lunga e grossa e richiedere sagrifici non pochi. Per buona sorte l'entusiasmo c'è ancora in fondo agli animi, e i sagrifici saranno fatti di gran cuore. Qui facciamo di tutto per ispingere il ministero, che non è per nulla restio, ma indugia troppo, a chiamare i volontari. Bisogna dare questa soddisfazione alla parte avanzata e tenersela sotto mano: se no può suscitare imbarazzi. Io e molti, non tutti però, fra gli amici nostri siamo anche d'avviso e consigliamo il ministero a prender seco alcuno degli uomini più influenti di sinistra. Conviene che questo partito divida cogli altri le responsabilità degli atti del governo, e vi sia di garantizia della sua condotta in faccia agli uomini dell'azione. Dobbiamo prevedere il caso di lentezze, d'indugi, od anche di disastri momentanei, quando è sì facile sospettare, accusare, gridare al tradimento, al pericolo, e dar adosso ai moderati: la presenza al potere di alcuno di sinistra tranquillerà gl'impazienti e i diffidenti. In fine io ho pienissima fede nel buon esito della guerra e son certo che l'Italia ne uscirà non solo con fortuna, ma con gloria.
     Oggi abbiamo seduta segreta, in cui il governo ci dirà le sue intenzioni e le disposizioni che gli sarà dato rivelare. Domani cominceremo a discutere i provvedimenti finanziari, e dal modo con cui si procede potrò vendere se la camera va innanzi  intende troncare i suoi lavori. Se le sedute continuano per qualche tempo, farò subito una corsa a Milano per tornarmene quì; se no, resterò fino a cose finite.

P.S. Mi accorgo d'averti scritto, non una lettera, ma un premier di giornale. Perdonami se la politica mi ha trascinato. Rientro nelle cose domestiche per dirti che i Venturi stanno discretamente e ti salutano. Ho  sentito con rammarico della morte della madre della Cavezzali: ti prego di fare a questa le mie condoglianze. E tu come stai? Ti stringo la mano colla lusinga di farlo preso a Milano.

P.S. TI prego di tenere l'acclusa per mezzo dell'Angiolino allìindirizzo che vi sta scritto.

Note



Posseduto Insv


Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 66-68