Corrispondenza

Carlo Tenca a Clara Maffei, 07/08/1863

Data

Data
Milano, 7 agosto 1863

Tipologia

Lettera

Descrizione fisica

Sulla prima facciata, timbro a secco della Camera dei Deputati del Regno d'Italia.

Trascrizione


                                                                                          Milano 7 Agosto 1863

     Non ti spaventi il marchio che porta questo foglio, il quale, poveretto, è innocente d'ogni colpa fuor quella d'essermi capitato innanzi mentre m'accingevo a scriverti e indarno cercavo un altro foglio non sospetto di preoccupazione politica. Non pensare adunque, ti prego, ch'io viva, anche lontano, nell'ambiente parlamentare, e che il carattere di deputato sia qualche cosa d'indelebile come quello di cristiano. Tu mi hai, è vero, accusato di appartenere troppo al paese, cioè troppo più di quello che io appartenga a te; ma è un'accusa questa che appena può sfiorarti le labbra, e alla quale il tuo cuore, interrogato, risponderebbe negativamente. Giacché niuno meglio di te sa com'io mi lasci rimorchiare a malincuore dalla corrente dei pubblici affari, e come l'animo mio aneli a sciogliersene al più presto: io ci sto come un viaggiatore nella stazione d'una ferrovia, ansioso di balzare sul primo convoglio che mi porti lontano in qualche tranquillo angolo di terra a vivervi, non foss'altro, del riflesso de' miei sogni. Trai quali è primo quello di vivere con te e per te assai più di quanto t'imagini e di quanto consentono le tue abitudini e il tuo tenor di vita, talché quanto a me, non correrebbe differenza dalla vita di campagna a quella di città. Il nostro stare uniti sarebbe dovunque lo stesso.
     Ma ecco ch'io do nei sogni e fors'anche un pochino nelle malinconie, mentre voglio salutarti con viso sereno fra l'allegria de' tuoi monti, e stornare da te ogni ricordo di quel faccione che qualche volta ed a ragione mi rimproveri. Tu sei lieta costì della quiete che trovasti ed io ne godo nel più vivo dell'animo, e affretto col desiderio il momento di dividere questa tua letizia. Le cure che ora mi trattengono a Milano non sono né gravi né urgenti così da non lasciarmi qualche settimana di respiro, ed io ne profitterò quando che sia per venirti a trovare. Converrà però che tu ti metta a tuo agio costì, e che ti assicuri, dopo averne fatto prova per qualche tempo, che l'Angiolino è in grado di sostenere le fatiche del servizio. Devi anche pensare che nel Settembre verrà Saulina a passar teco qualche giorno, e che non ti mancherà la visita dell'Emilia e fors'anco di suo marito, appena sarà loro concesso di abbandonar Gandino. Ciò fa che in ogni modo dovrai rispamiare le forze dell'Angiolino, quand'anche in sulle prime non paja soffrir pel lavoro. Io lascio a te il conciliare tutte queste necessità con quella del rivederci; e se le circostanze vorranno ch'io venga a Clusone sol per uno o due giorni, ci verrò ansioso del pari, e se anche a questo dovrò rinunciare, deplorerò la mia sfortuna sognando compensi nel campo inesauribile dei desiderj!
     Ierseri avrai ricevuto da Grassi i miei saluti e le nuove del mio arrivo a Bergamo con Saulina. Il viaggio sarebbe stato lieto senza il caldo che ci opprimeva e ci toglieva perfin la voglia di parlare. M'ingegnai tuttavia di essere amabile, e tutto andò a seconda fin verso le cinque, alla qual'ora Saulina partì dalla casa dei Grismondi e si pose in via per Gandino. Spero che il resto del viaggio sarà del pari stato felice, e che la nostra amica sarà giunta a Gandino senza incontrare veruna sorta di briganti. A Bergamo vidi l'Omnibus di Clusone nel momento che stava per partire, ed esaminai il coupé che mi parve tollerabile. Sarà dunque in questo che, se fortuna vorrà, farò il mio ingresso trionfale in Clusone, preparato a sostenere il fuoco delle interrogazioni di Speranza. Salutalo intanto, e con lui tutti gli amici, e tu voglimi bene il più che puoi, che è quanto dire moltissimo.

Note



Posseduto Insv


Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 31-33