Corrispondenza

Carlo Tenca a Clara Maffei, 10/08/1862

Data

Data
Milano, 10 agosto 1862

Luogo di destinazione

Luogo di destinazione
[Clusone]

Tipologia

Lettera

Trascrizione


                                                                                        Milano 10 Agosto 1862

     Tu ti sei bene apposta, purtroppo, dubitando che mi fosse dato di venire a Clusone martedì. Dal canto mio invece ho avuto fino a jersera la ferma fiducia di poterlo fare. Non già che non vedessi nell'ingrossare degli avvenimenti un ostacolo crescente al mio desiderio; ma vedevo pur anche nello spossamento e quasi direi nell'esaurimento della camera una inevitabile necessità di sospendere le sedute. Niuno infatti parlava di rimanere: la camera avrebbe tutt'al più dichiarato che non intendeva di sciogliersi, ma soltanto di prorogarsi, tenendosi pronta a qualunque chiamata del ministero. E col telegrafo ormai si può avere in ventiquattr'ore il numero sufficiente di deputati. Intanto questi avrebbero pigliato un po' di riposo, giacché, a dir vero, la stanchezza è tale in tutti che a vederli far leggi nel modo che fanno è una compassione. Nessuno certamente vi guadagna.
     Sarebbe stato il partito più savio; ma appunto per ciò fu scelto quello di continuar le sedute. Capisco che, se la camera potesse ancora durare in numero per qualche tempo, ciò risponde meglio alle necessità del momento. Ma molti eziandio di quelli che votarono jersera le proposte di ricominciare le sedute martedì, sono persuasi che la camera è convocata indarno per quel giorno, altri votarono per partire poche ore dopo, cosìcché la camera farà cattiva figura, e il ministero potrà chiudere la sessione rovesciando sopra di essa una grave responsabilità. Se invece si fosse prorogata, invitando il ministero a convocarla al primo bisogno, questi non avrebbe potuto chiuder la sessione e la camera sarebbe rimasta in permanenza, se non di fatto, che ciò a poco avrebbe giovato, in modo almeno da trovarsi presente ad ogni richiesta. Il fatto è che jersera, in una terza seduta, si dichiarò di proseguire martedì i lavori parlamentari, e i più scrupolosi, ed io tra questi, se ne andranno a Torino colla persuasione che vi si starà tre o quattro giorni al più, fors'anche un giorno solo.
     E così mi vedo protratta la gioja di rivederti proprio nel tuo giorno onomastico, e di dirti a voce tutto ciò che l'affetto può inspirarmi di più tenero per te. E dire ch'io l'ho vagheggiata da un pezzo la mia venuta in tal giorno, e ho predisposto i miei lavori in guisa da poterla effettuare! È un vero dispetto. Ho persino mal garbo nel mandarti per lettera gli augurj e le espressioni d'affetto che avrei voluto sussurrarti all'orecchio nei cari colloquj che ci consente la vita campestre. Sol mi rincora un poco il pensiero che la mia visita non è che protratta, e di pochi giorni; io spero che lunedì prossimo, fors'anche sabato, sarò libero di venire: puoi star certa in ogni modo che, appena lasciata Torino, volerò a Clusone. E ti avvertirò del giorno, affinché tu possa mandarmi il calesse; del che fin d'ora ti ringrazio.
     Del resto, ciò che sia per avvenire con Garibaldi, è difficile presagire. Egli ormai s'è messo in aperta rivolta, e resiste e fa armi intorno a sé. Già un primo scontro ebbe luogo tra le truppe e i suoi volontarj, e qualche po' di sangue fu versato. La truppa fa di evitare i conflitti, e strinse Garibaldi coll'intento solo di stancare i volontarj e di farli disperdere: ma non attaccherà egli? È così accecato d'ira e così fuorviato nel suo concetto politico che tutto v'è a temere. E il terreno laggiù è ardente. Spero che il senno della nazione e quello stesso del più gran numero degli amici di Garibaldi, i quali s'industriano a calmarlo e metter pace, trionferanno alla fine; — ma intanto viviamo in gravissime difficoltà.
                                                                 Addio, ricevi il più tenero dei saluti.

P.S. I saluti agli amici di Clusone, perdona la fretta con cui è scritta questa lettera, essendo io appena or? giunto da Torino, e dovendo tosto recarmi a una seduta, quasi non bastassero le tre d'jeri. Ancora un saluto e il più affettuoso che mi viene dal cuore

Note



Posseduto Insv


Bibliografia
Carteggio Tenca-Maffei, a cura di Lina Jannuzzi, Milano, Casa Editrice Ceschina, tomo I, 1973, pp. 9-11