Corrispondenza
Giuseppe Verdi a Antonio Ghislanzoni, 30/09/1870
Data
- Data
- [Sant'Agata], 30 settembre [1870]
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- [Mariaga]
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Due bifolii, cinque facciate scritte.
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- US-valente
Trascrizione
30 Sett.
Sgr Ghislanzoni
Non le ho scritto subito perché ho voluto fare la prima scena dell’Atto terzo. Il canto del coro essendo grave otto versi sono troppo; sei basterebbero –
Il Duetto tra Aida e Radamès è bellissimo nella parte cantabile, e manca, secondo me, di sviluppo e d’evidenza nella parte scenica. Io avrei preferito nel principio un Recitativo. Aida sarebbe stata più calma e più dignitosa, ed avrebbe potuto far spiccare meglio alcune frasi buone per la scena come p.e. Non giurare: t’ho conosciuto prode non ti vorrei spergiuro... e più avanti “E come potrai sottrarti ai vezzi d’Amneris, al volere d’un Re, al voto del popolo et. et... Il cantabile doveva cominciare soltanto con Radamès “Aida ascoltami” Soltanto queste due parole dovevano essere incastrate nel Reci.vo precedente. Dopo questo Cantabile i quattro versi sono freddi, e non preparano bene la bella strofa d’Aida “Fuggiamo gli ardori et. So bene che vi è di mezzo la strofa e la rima; ma perché non attaccare il Recitativo per poter dir tutto quello che l’azione domandava? Badi che anche nel programma quel momento avrebbe bisogno di maggior sviluppo. Dopo gli otto bei versi d’Aida ne avrei fatto dire altri otto a Radames, ed avrei convertito in Rec. li quattro versi, quantumque belli d’Aida “Fuggiamo ivi è la patria et... — Avrei conservato pure il dialogo che è sì vivo nel programma, specialmente le parole
Va! Amneris t’attende agli altari
Rad con forza. Giammai!.
Giammai? Allora la scure
cadrà su me...
Oh...et. E perché in questo Cantabile ha Ella cambiato metro dicendo quasi le stesse cose? Era forse meglio ripetere le prime strofe. Ma ora lasci queste come stanno, e vedremo cosa ne salterà fuori.
Nella scena seguente Ella ha temuto di rendere odiosa Aida. Ma faccio riflettere che Aida è giustificata dal Duetto col padre e direi quasi dalla presenza del padre stesso, che il publico sà essere là nascosto che ascolta. Vi è dippiù: Aida può naturalmente arrestarsi per fare una domanda a Radames: Ma Radames dopo quel Duetto non lo [...] A me pare che la situazione non [...] s punto pericolosa, ma la fosse [...] a preferirei sempre la domada d’Aida che è più naturale e vera. Soltanto non bisogna dire nissuna parola inutile Ma!... onde evitar le schiere qual via terremo... E avanti e con un dialogo sempre vivo e brevissimo e cerchi soprattutto di mettere bene in evidenza Radames. Le parole del programma messe bene a posto possono dar campo ad un buon momento d’azione per l’attore.
R. Ma no no... non è possibile!...
A. Ti calma
R. Questo è un sogno... un delirio!...
A. Oh Radames ti calma
R. con un grido straziante. Per te per te
ho tradito la patria.
Sul Nilo amici fidati attendono: Vieni:
Sotto altro cielo troverai altra gloria,
e la mano d’Aida che ti ama et.
Qui Ella ha voluto fare un Terzetto ma non è questo momento da fermarsi a cantare, e bisogna correre subito alla sortita d’Amneris. Conservi pure se vuole i versi fatti, ma tolga quel “pel mio pugnale, e riduca se può in due que’ quattro primi versi... Per spiegarmi
Am. Traditor!
Dessa!
Incauta
Muori etc... e sarebbe stato bene togliere anche quei due versi inutili in questo momento
Di salvarvi e tempo ancor
.........................................
Arrestate i traditor!...
Alla fine van benissimo i due versi
Io qui resto su me scenda
Il tuo vindice furor, ma sarebbe non più bello ma più scenico dire semplicemente. Io quì resto, o Sacerdote
Mi scusi e mi creda suo af
G. Verdi
P.S. Faccio osservare che nella Stretta del Finale del Secondo Atto abbiamo in scena anche un Coro di Prigionieri. Impossibile farli tacere (sono una ventina almeno) e non possono cantare colCoroPopolo. M’aggiusti dumque una strofa qualumque —
Note
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Posseduto Insv
Fotocopia (n. 137/52)
Media




Giuseppe Verdi a Antonio Ghislanzoni, 30/09/1870
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