Corrispondenza
Eugenio Tornaghi a Giuseppe Verdi, 30/10/1887
Data
- Data
- Milano, 30 ottobre 1887
Luogo di destinazione
- Luogo di destinazione
- [Busseto]
Tipologia
- Lettera
Descrizione fisica
- Un bifolio rigato, tre facciate e mezza, con busta affrancata (20 cent.).
Sulla prima facciata e sul recto della busta, impresa e intestazione a stampa del R. Stabilimento Ricordi.
Ubicazione presso il soggetto conservatore
- Ubicazione
- I-PAas
Indirizzo (busta)
- Illustre Maestro / Sig.r Comm.re Giuseppe Verdi / Borgo S. Donnino / per Busseto
Timbri postali
-
Trascrizione
Milano, 30 ottobre 1887
Illustre Maestro
Sig. Come Giuseppe Verdi
Busseto
Avrei voluto risparmiarle la noja che vengo a darle, ma proprio non lo posso. La prego di scusarmi. La trasformazione di questa Ditta è stata per me un segreto fino quasi a fatto compiuto. Ritengo che i Si Erba abbiano imposto la segretezza forse temendo qualche opposizione da parte mia, e non avevano torto. Per quanto io pure riconoscessi la necessità di meglio sistemare la posizione di Giulio e le cose dello Stabilimento, pure avrei fermamente sconsigliato i Si Ricordi dal lasciare che i Si Erba a forza di denaro si rendessero pressoché padroni assoluti della posizione. E — per ora — il primo a risentirne sono io.
Negli anni passati tra onorario e interessenza io venivo a percepire in media circa dalle 14 alle 15 mila lire all’anno, ciò che mi permetteva di economizzare qualche migliajo di lire per la vecchiaja — se ci arriverò — per l’istruzione del mio ragazzo etc. e sperava di continuare così a lavorare soddisfatto della mia posizione. Ecco invece che mi si fa chiamare dinnanzi al Sr Av° Dina, il quale col preambolo della necessità di fare nella nuova azienda grandi economie, mi avverte che le mie condizioni dovranno subire qualche modificazione, e cioè che portando l’onorario ad annue Lire 9 mila si sopprimerebbe completamente l’interessenza, salvo darmi poi una regalia (le buone feste od il ferragosto!.) secondo i risultati dei bilanci. Oltre alle mie solite mansioni mi si accollerebbe anche il servizio di cassa, che vuol dire maneggiare in mano da 2 ½ a 3 milioni suddivisi in piccole partite. Novemila lire al Procuratore-Cassiere della prima Ditta Musicale dell’universo!.. Sulla regalìa credo bene di non far calcolo, perché cosa mai posso sperare da gente che va così mercanteggiando sul valore delle mie prestazioni? E notisi che al ragioniere della Ditta si hanno assegnate annue lire 6 mila. oltre la regalia...
Ricorsi al Sr Tito, ricorsi a Giulio, ma l’uno e l’altro che al momento di stipulare la scrittura Erba mi avevano fatto mille buone promesse, tanto a voce che in iscritto, si confessano ora quasi esautorati!. E così dopo ormai 30 anni di servizio mi vedrei buttato in una posizione moralmente e finanziariamente umiliante. Qualcuno sapendomi possidente crede che io abbia delle rendite; il fatto vero è che la mia parte di piccola rendita non arriva a coprire l’affitto del mio modestissimo appartamento.
Mi ripugna il farmi valere, ma nessuno al mondo può negare che io abbia sempre fatto il mio dovere non solo con zelo, ma con vera passione e affezione alla Casa; e che colla mia lunga pratica mi sia messo in grado di rendere anche alla nuova Ditta non indifferenti servizi. Ma i Si Erba non conoscono il congegno interno dello Stabilimento, non conoscono la moltiplicità e l’importanza delle mie mansioni, e non sanno o non vogliono misurare il valore del mio personale. O che credano forse che tutta l’azienda pesi proprio tutta sulle spalle di Giulio?. Essi vogliono fare delle grandi economie e sta bene, ma bisognerebbe distinguere quelle necessarie (che da anni io pure andava inutilmente predicando) da quelle sconvenienti e che potrebbero anche riuscire dannose. Che fare? alla mia età cercarmi un altro posto?. avvilirmi ad accettare condizioni così umilianti, per impormi poi ogni sorta di privazioni onde vivere con un certo decoro e fare qualche avanzo?. Si arrivò a rifiutarmi un aumento di miserabili 3/mila lire sull’onorario!. Memore delle dichiarazioni che Ella ebbe la bontà di farmi quando cedette alla Casa quell’altra grandissima fortuna che si chiama Otello, dichiarazioni che tanto lusingarono il mio amor proprio, mi permetterei farle calda preghiera onde interporre la di Lei grandissima autorità. Una di Lei parola tanto al S Tito (che trovasi a Blevio) che a Giulio farebbe certamente una giusta pressione sul loro animo dando loro la forza di combattere le troppo grette ed egoistiche idee dei loro soci. Posso io sperare che Ella abbia a degnarsi di prendere in considerazione la gravissima mia situazione e fare quanto in Lei onde mi sia resa giustizia?
Scusi o illustre Maestro questo sfogo dell’angosciato mio animo e la troppa libertà che mi sono presa. Rassegno i miei ossequi all’ottima di Lei Signora, e mi ripeto pieno di stima e devozione
di Lei devot°
Eug. Tornaghi
28 Via Conservatorio.
Note
- Sul recto della busta, di altra mano: «30-10-87 / Tornaghi».
Già in I-BSav.
Posseduto Insv
Fotocopia (n. 132/38).
Bibliografia
Carteggio Verdi-Ricordi 1886-1888, a cura di G. Carrara Verdi, F. Cella, M. Conati, G. De Van, P. Petrobelli, Parma, Istituto nazionale di studi verdiani, 2010, p.
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