Corrispondenza

Temistocle Solera a Giuseppe Verdi, 21/03/1861

Data

Data
Livorno, 21 marzo 1861

Luogo di destinazione

Luogo di destinazione
Torino

Tipologia

Lettera

Descrizione fisica

Un bifolio, tre facciate scritte, con busta. Sul recto della busta, biffatura trasversale; in alto a destra: «Urgente».

Ubicazione presso il soggetto conservatore

Ubicazione
I-PAas

Indirizzo (busta)

Urgente / Chiarissimo Signore / Cav.e Giuseppe Verdi / Deputato al Parlamento Italiano– / Torino

Timbri postali

LIVORNO / 21 / MAR 61 / 5S
TORINO / 22 / MAR / 61 / 10S

Trascrizione


                                                                                 Livorno – 21 – Marzo 1861 –

Amatissimo Verdi!

Dal giorno che tu, memore del vecchio amico che visse con te quale fratello nel tempo della viva fede e delle dorate speranze, m’inviavi generosamente un pronto soccorso , da quel giorno eccoti in brevissime parole la miseranda mia storia; non ritrovando in Bologna mezzi di sorta alla esistenza mi decisi a recarmi a piedi, verso la fine di Novembre, in abiti d’estate, a Firenze, perché nella Capitale della Toscana sperava trovare più facilmente lavoro . Dopo avere picchiato a tutte le porte, offrendomi perfino cameriere a privati, ad alberghi, a caffè, ottenni a stento per due articoli sulle ferrovie  dieci franchi, coi quali ho potuto trascinarmi sino a Livorno. Da due mesi vivo qui, lavorando a scrivere memoriali e scempiaggini peggiori presso un Memorialista ed Agente di servi e di camere d’affitto, il quale mi paga un franco al giorno; né di ciò mi dolgo, perché incomincio a provare una specie di voluttà nella miseria: ma penso che tale incarico, peggiore assai che il lavoro materiale delle braccia, logora il poco che mi rimane d’intelligenza, e mi chiude per sempre la possibilità di poter giungere a richiamare presso di me la famiglia, che non potrei mai mantenere. In questi tempi, ne’ quali al gran banchetto della Nazione fatta libera ed indipendente siedono perfino i più devoti servitori del dominio straniero, vedi tu, mio Verdi, tu che hmi hai visto sempre profondere in tutti i miei poveri lavori quelle patrie aspirazioni che germogliavano i nuovi tempi, credi ch’io meriti d’essere così abbandonato dal Governo Italiano?.... Io non ho mai intrigato, non ho chiesto protezioni, né ho circondato protettori; ma pure nel mio isolamento, e senza seconde vite, e gratuitamente, ho scritto con quanta energia m’ispirava una fede inconcussa contro i nemici del Ministro Cavour, e solo mi alzai a combattere Carlo Cattaneo costringendolo al silenzio , e contenni a Milano colla sola parola gli ammutinamenti degli Operai. 
Prima di perdere la fede che ancora mi resta, prima di abbandonarmi alla disperazione, ho ricordato che al primo parlamento italiano siede un mio intemerato amico, il quale mi conosce. Credi tu nella tua coscienza altamente italiana e pura, credi poter fare una parola a mio riguardo col Signor Conte di Cavour ?... Se mi si affidasse la direzione della Gazzetta Ufficiale, io mi riprometterei di alzarla al grado del Monitore Francese; vi sono Consolati nel Levante, che importa al nuovo Governo Italiano si rechino a politica importanza, vi sono i Teatri che necessitano una direzione non patrizia e di puro lusso, ma effiaceefficace e governativa , vi sono giornali da apporre alla crescente furia delle sette, ed io mi sento pura coscienza di valere in tutte le suindicate incombenze. Se mi si volessero fornire mezzi per recarmi a Roma io mi sentirei forse ad appianarne, meglio di molti diplomatici, le difficoltà; in Ispagna ho conoscenze ed appoggi a quella Corte da riuscire con qualche vantaggio a farvi riconoscere immediatamente i nuovi tutori della patria. Insomma vedi tu se puoi in qualche modo essere utile al tuo vecchio amico, senza scapito dell’alta tua posizione. Ad ogni modo dimmene qualche parola, ed ama l’aff.° tuo
                                                                                              Temistocle Solera

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Temistocle Solera a Giuseppe Verdi, 21/03/1861

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